Recensioni - Teatro

Mariano Rigillo si impone come Shylock al Teatro Romano di Verona

Ottima prova dell'ottantenne attore napoletano

Come quarto titolo di prosa il Festival Shakespeariano 2019 al Teatro Romano di Verona propone un grande classico del bardo inglese: Il Mercante di Venezia. Lo spettacolo è prodotto da Ghione Produzioni in collaborazione con l'Estate Teatrale Veronese per la regia di Giancarlo Marinelli.

Il regista ambienta la scena, a cura di Fabiana di Marco, nell'onirica classicità di una Venezia evocata per accenni: un ponte centrale, qualche pedana, una tela sghemba sullo sfondo che richiama la vela di una nave, luci suggestive ed evocative. I costumi, a cura di Daniele Gelsi, sono storici e di buona fattura. La messa in scena è dunque sostanzialmente classica e viene articolata e gestita nella convenzione di un teatro all'Italiana a scena unica in cui le ambientazioni scaturiscono dalle parole degli attori. La regia si pone al servizio del testo e funziona ove funzionano gli attori, mentre risente di una mancanza di soluzioni appropriate soprattutto nello svolgimento della trama secondaria ove gli attori faticano a venire a capo del testo. Particolarmente infelice infatti la scelta teatrale nelle scene degli indovinelli, appesantite da caratterizzazioni improbabili e da inutili filastrocche cantate. Nel complesso lo spettacolo viaggia sugli interpreti che fanno quadrato intorno alla guida sicura di Mariano Rigillo, ma che a tratti denotano una certa difficoltà nel porgere il testo shakespeariano. Lo spettacolo ha comunque una sua compiutezza e si segue con piacere.

Svetta su tutti lo Shylock di Rigillo appunto, calibrato, colloquiale, mai enfatico, eppure pregnante nell'eloquio e sempre partecipe del testo e della situazione. Una prova maiuscola, esaltata nel famoso monologo di Shylock, dall'ottima trovata di illuminare il pubblico coinvolgendolo nelle sofferenze dell'Ebreo, nel suo grido contro tutte le diversità ed emarginazioni, da cui tutti potremmo essere colpiti e di cui tutti dovremmo sentirci responsabili. Romina Mondello è una Porzia corretta e attenta a cui difetta però lo scavo psicologico sul personaggio, che a tratti risulta monocorde. Ruben Rigillo interpreta un Antonio sostanzialmente declamato, mentre Francesco Maccarinelli è un Bassanio energico e coinvolto anche se a tratti dispersivo. Grande prova invece di Cristina Chinaglia che interpreta en travestì Lancillotto Gobbo con uno spassoso accento veneto e con un'inesauribile e precisa verve comica. Una bella e personale versione del “fool” shakespeariano. Corretti gli altri interpreti.

Buon successo a fine serata e ovazioni per lo Shylock di Mariano Rigillo.

(R. Malesci 26/07/19)