Recensioni - Teatro

Meritati applausi per le memorie di Adriano all’olimpico di Vicenza

Teatro esaurito per il monologo di Pino Micol

Frammenti di Memorie di Adriano ha aperto il 72esimo ciclo di spettacoli classici ospitati nella magnifica cornice del Teatro Olimpico di Vicenza. Per quattro giorni, dal 19 al 22 settembre, Pino Micol si è calato nei panni dell'ormai sessantenne imperatore romano. Il regista, Maurizio Scaparro si rifà naturalmente al celebre romanzo storico che Marguerite Yourcenar terminò di scrivere nel 1951 e che anche grazie alla sua stessa regia con Giorgio Albertazzi trovò una consolidata dimensione teatrale (oltre mille repliche).
Quello che vediamo sul palcoscenico palladiano non è tanto un imperatore, quanto un uomo che riflette sui grandi temi della vita con la consapevolezza che ormai il più è alle spalle. Anche il grande Adriano, l'imperatore amante del bello, della Grecia, dell’Oriente e della filosofia, è costretto ad abbandonare i suoi panni regali quando si trova, come tutti gli uomini che hanno la fortuna di invecchiare, di fronte al suo medico. Anche lui depone le armi di fronte alla forza dell'amore e quando la violenza della morte gli strappa il giovane Antinoo non può far altro che arrendersi all’umano dolore.

La forma epistolare del romanzo favorisce il libero fluire dei pensieri durante la rappresentazione e quest'uomo, che si è sentito "responsabile della bellezza del mondo", aspettando la morte, non solo riesce a meditare sui sentimenti universali di gioia o tristezza, felicità o infelicità, ma si prepara ad entrare nel regno di Ade senza rimorsi né rimpianti, con la serenità di chi sa che potrebbe ancora fare molto su questa terra, ma che ha già fatto tanto.
Pino Micol ha reso i tratti di Adriano assolutamente umani e credibili, facendoci riflettere sul fatto che avere la possibilità di attendere la morte a testa alta, non è prerogativa di tutti. Chi muore giovane come Antinoo non solo lascia un grande vuoto per chi resta, ma viene al contempo privato del momento di riflessione e bilancio che la senescenza porta con sé. E l’amore per il giovane greco è il cuore del romanzo e della messa in scena; al suo fianco Adriano, come qualunque uomo o donna innamorati, non sente la fatica e “tutto risultava facile”.

La celebre frase di Flaubert riassume verosimilmente tutta la serata : “Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo”.
La rappresentazione è stata arricchita da due musicisti (Arnaldo Vacca e Cristiano Califano) e una cantante (Evelina Meghnagi). In alcuni tratti le percussioni sono risultate troppo amplificate e tendevano a coprire le parole rendendo difficoltoso mantenere l'attenzione. Belle le arie spagnole e armene rievocanti i paesi visitati dall’imperatore che pensava in greco, ma governava in latino.

Federico Ruiz nei panni del giovane Antinoo ha fatto diverse uscite camminando sul palcoscenico e solo alla fine si è esibito in una coreografia molto raffinata ideata da Eric Vu An un tempo anche esecutore del medesimo ruolo. Il bel corpo statuario e la perfetta scelta del costume firmato da Lorenzo Cutùli hanno reso obbligatorio un tuffo ideale nell'antica Grecia.
Magnifico anche il gioco di proiezioni luminose ideato da Francesco Lopergolo sul fondale dello Scamozzi. I tre fornici sono stati spesso messi in risalto dalle luci colorate che hanno fatto sì che la medesima scenografia risultasse ogni momento diversa e ricca.