Recensioni - Teatro

Mirandolina: la donna che sconfigge tutto l'universo maschile

Il capolavoro goldoniano sul palco del teatro Duse a Bologna con la regia di Antonio Latella.

La locandiera, interpretata da Sonia Bergamasco, è scaltra donna d'affari o femmina vanitosa?
L'attrice di cinema, teatro e televisione è la bella proprietaria di una locanda e alle prese con proposte amorose di avventori disposti a tutto pur di conquistarla, tranne uno, però, il più scorbutico e misogino dei suoi clienti.

Con abilità il regista toglie di torno le stoffe pesanti dell'ottocento del grande classico goldoniano, preferendo un vestiario e abitudini contemporanee che, talvolta, risultano irrisolte in un bilico tra passato e presente, mentre il testo, piegato alla modernità, rivendica la sua origine comica e rivoluzionaria dell'epoca. Ma tant'è!!!

Lo spettacolo inizia con un po' di ritardo dovuto all'affluenza da tutto esaurito e il sipario si apre su una cucina a vista in acciaio, un tavolino con quattro sedie e una parete di fondo in legno chiaro illuminati da una cascata di luce bianca, fredda al punto giusto per non dare una sensazione di accoglienza. Della locanda rimane ben poco, il microonde spesso utilizzato da Mirandolina ci proietta in un luogo tipo affittacamere o ad un B&B di qualsiasi città.

Già seduti al tavolo il Conte d'Albafiorita ( Francesco Manetti) e il Marchese di Forlipopoli ( Giovanni Franzoni) abbigliati l'uno con una tuta da tempo libero e l'altro con un vistoso maglione a collo alto, intenti a disquisire in modo sciolto e colloquiale sul come conquistare la bella locandiera. Di seguito compare in scena il Cavaliere di Ripafratta ( Ludovico Fededegni) vestito di un pigiama di seta nero, un cappotto di cachemire color cammello e ai piedi, infradito, nere. Petto villoso in vista al punto giusto, l'uomo che non deve chiedere mai e che si veste come gli pare. Scorbutico, al di sopra di tutto e di tutti nell'atteggiamento, pregevole l'interpretazione del suo personaggio. Al suo seguito un servo con tanto di chitarra elettrica ( Gabriele Pistilli).

Le due comiche Ortensia e Dejanera ( rispettivamente Marta Cortellazzo Wiel e Marta Pizzigallo) di nero agghindate ostentando una sensualità volutamente goffa. D'effetto l'utilizzo della voce di Dejanera risultato particolarmente divertente ed originale. Infine, defilato, Fabrizio ( Valentino Villa) promesso futuro sposo della locandiera su consiglio del di lei padre.

La protagonista di questa commedia scritta nel 1752 alla fine riuscirà a superare le resistenze del Cavaliere e a farlo innamorare vincendo la sfida con sé stessa. Ma qualche segno rimane anche nel suo di animo e deciderà di non cedere all'uomo dominante scegliendo con sofferenza il rassicurante matrimonio con il suo servitore.

L'allestimento di Latella punta sull'aspetto rivoluzionario di una donna tutt'altro che civettuola. La Bergamasco con bravura dà vita a una Mirandolina molto diversa: personaggio brillante, moderno e con una vocazione femminista. Sa tenere magistralmente i fili del gioco ma in lei ci sono sfumature e profondità che fanno di Goldoni un autore di respiro europeo. La locandiera di Latella è un lavoro ricco di statificazioni e rimandi, uno spettacolo complesso che vuole evidenziare, ma non sempre ci riesce, la forza rivoluzionaria e politica di un testo che vede per la prima volta una protagonista femminile emblema di emancipazione e simbolo di un cambiamento che condizionerà tutta la drammaturgia a venire.

Qualche mugugno in platea da parte di alcuni canuti spettatori probabilmente non bene informati sui lavori precedenti di un grande regista. Due ore e trenta la durata della performance, senza un'attimo di noia. Gli attori al soldo di Latella sempre bravissimi e preparati.
Consigliatissimo