Recensioni - Teatro

Notre Dame de Paris trionfa all'Arena di Verona

Pieno successo per il celebre musical di Riccardo Cocciante ancora una volta allestito nell'anfiteatro scaligero 

Riparte all’Arena di Verona il tour di Notre Dame de Paris, il musical tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, che ha fatto sognare milioni di spettatori, grazie alle musiche di Riccardo Cocciante e alle voci senza tempo degli attori del cast.

L’opera, strutturata in due atti, immette sin da subito lo spettatore nella cornice spazio-temporale degli eventi grazie alla narrazione del poeta Gringoire (Matteo Setti): Parigi, 1482. La scenografia appare molto semplice, con una sorta di muro sul fondo a rappresentare allegoricamente la Cattedrale, dinanzi alla quale troviamo subito un altro personaggio, Clopin (Leonardo Di Minno), il re degli zingari, personaggio dotato di un carisma non indifferente, accentuato ancor di più dalla mimica e dalle movenze dei ballerini intorno a lui, parte integrante della scena e non semplici comparse. Entrano a cascata tutti gli altri personaggi: il capitano delle guardie Febo De Chateaupers (Graziano Galatone), l’arcidiacono di Notre Dame Frollo (Vittorio Matteucci), la bella Esmeralda (Elhaida Dani) e Fiordaliso (Tania Tuccinardi).

Merita di essere annoverata tra le scene cardine del primo atto sicuramente “La Festa dei Folli”, in occasione della quale appare finalmente Quasimodo (Giò Di Tonno). La spettacolarità della coreografia viene evidenziata da un sapiente utilizzo di elementi scenografici inusuali, quali ad esempio le sbarre utilizzate per contenere la folla, ma che in tale contesto perdono il loro scopo originario, per diventare attrezzature per le evoluzioni degli acrobati del cast.
Durante questo primo atto, lo spettatore ha dinanzi a sé un quadro preciso dell’amore decantato:  l’amore di Quasimodo per Esmeralda è un amore puro, dettato dal cuore; l’amore di Frollo per la zingara è invece un amore folle e perverso; l’amore di Febo per Esmeralda è invece solo e unicamente un amore carnale; abbiamo poi l’amore di Esmeralda per Febo, un amore ingenuo di una ragazzina, ma puro anch’esso; abbiamo infine l’amore di Gringoire che si esplica in amore per l’arte, la cultura e la poesia.

Magnifica scena, esplosione di vitalità, è certamente “La Corte dei Miracoli”: si nota innanzi tutto come Clopin canti su di un’asse di metallo calata dal lato superiore del palco, al di sopra di tutti; i ballerini giocano con dei bidoni in simil-acciaio e gli acrobati si arrampicano sull’asse di Clopin, effettuando acrobazie e salti mortali, per poi chiudere il tutto con l’utilizzo di alcuni materassi e con le evoluzioni di diversi breaker che lasciano incantato il pubblico.
Sicuramente, chi segue l’opera da anni avrà notato la modifica della coreografia (e anche della scenografia) rispetto ai precedenti tour del musical del Val d’Amore: non vi sono più le ballerine che interpretano le avventrici del Val d’Amore con la classica tuta color carne che evocava l’idea del nudo (senza mai cadere nel volgare), ma le stesse ora indossano abiti che rievocano vagamente i costumi del Moulin Rouge; inoltre, vengono utilizzati dei letti rossi che divengono parte integrante della coreografia, sostituendo le proiezioni delle ombre dei ballerini sullo sfondo. Scelta artistica o politically correct? Non ci è dato saperlo.

Nel secondo atto viene dato più spazio alla figura di Quasimodo, alias Giò Di Tonno. L’interpretazione da lui fornita del brano “Le Campane” trasmette magnificamente agli spettatori lo stato d’animo del personaggio, dell’amore non corrisposto e del cercare una via di fuga dal pensiero del rifiuto.
Protagonista indiscusso della serata è stato Vittorio Matteucci, ovvero Frollo, voce storica dello spettacolo, il quale non solo con la sua voce, ma con tutta la sua anima riesce a dare un’interpretazione del dissidio interiore del personaggio, raggiungendo il culmine con il suo “ti amo” lacerante urlato a pieni polmoni verso Esmeralda. A proposito di quest’ultima, Elhaida Dani, nuova aggiunta al cast di Cocciante per il tour 2019/2020 che ha debuttato con Notre Dame De Paris Italia proprio all’Arena di Verona, ha lasciato qualche perplessità allo spettatore, probabilmente ancora incantato dalle precedenti Lola Ponce o Federica Callori. Tuttavia, è probabile che alcune piccole imperfezioni siano da imputare all’emozione e alla giovane età dell’attrice. Nel complesso, l’interpretazione è stata comunque apprezzabile.
Dopo varie peripezie, il dramma ha inizio, segnando la fine di alcuni dei protagonisti e concludendosi con la toccante “Balla mia Esmeralda”, che porta lo spettacolo alla sua conclusione con un pathos che vola verso un climax di totale commozione, toccando l’animo di ogni spettatore.

Mentre l’Arena di Verona, gremita di gente, è in piedi per un infinito applauso meritatissimo per tutti i protagonisti dell’opera, con un colpo di scena finale Riccardo Cocciante sale sul palco assieme al cast, con la voce rotta dall’emozione, e canta per l’Arena un breve passo di “Vivere per amare”.
Per chiudere il tutto, Matteo Setti, alias Gringoire, anch’egli voce storica del musical, canta a cappella “Il tempo delle cattedrali” assieme al pubblico e a tutto il cast.
Emozioni senza uguali per un musical che dal 2001 continua il suo tour imperterrito, svuotando il botteghino e riempiendo i teatri di tutta la Penisola.  Notre Dame de Paris: la musica non è stata mai davvero così spettacolare!