Recensioni - Teatro

Osimo: L'ironia tragica della Premiata Pasticceria Bellavista

Anche la stagione di prosa al teatro La Nuova Fenice di Osimo giunge al termine, con lo spettacolo Premiata pasticceria Bellavista, commedia teatrale scritta da Vincenzo Salemme nel 1997

La storia si svolge nella pasticceria Bellavista, rinomata attività di Napoli. Ermanno e Giuditta Bellavista hanno ereditato l'attività dopo la morte del padre e date le cattive condizioni di salute della madre, la quale è inferma a letto a causa del diabete e di problemi con la pressione e riesce a comunicare con i due fratelli attraverso un megafono: i due, però, sono succubi della madre la quale non perde l'occasione di criticare fortemente il loro operato e il loro scarso amore verso di lei; inoltre, sia Ermanno che Giuditta hanno delle relazioni che, però, tengono segrete alla madre per paura di poter peggiorare il rapporto con lei. All'inizio della commedia, si scopre che Ermanno tre mesi prima ha subìto un trapianto di cornee, grazie all'intermediazione di Aldo che, conoscendo il dottor Rupelli, è riuscito a trovare gli occhi che poi vengono trapiantati al cognato, ignaro del fatto che il dottore sia implicato in un traffico clandestino di organi. Un giorno arriva nella pasticceria proprio Carmine il quale, accompagnato dai barboni Memoria e Gelsomina, chiede di parlare con Ermanno affinché possa conoscere la realtà delle cose.

Luigi Ferrigno ha creato una scena unica formata dal laboratorio della pasticceria con i suoi tavoli da lavoro, le paste nei vari scaffali e al centro il maestoso letto rialzato dell'anziana madre dotato di citofono. Valido il disegno luci di Paco Summonte, fantasiosi i costumi Chiara Aversano, Il sound designer è stato curato da Italo Buonsenso, graziose le coreografie di Chiara Alboino (compreso il poetico balletto sulle note de "I Pagliacci" di Vinicio Capossela).

La regia di Giuseppe Miale Di Mauro ha un buon ritmo, nonostante lo spettacolo risulta un "pasticciaccio", in alcuni momenti confusionario, chiassoso, eccessivo nell'uso del dialetto, con battute a volte scontate. C'è però anche un profondo senso di cinica e graffiante ironia, con questi personaggi incapaci di vedere veramente le loro vite e la realtà che li circonda. Spietate le parole di Carmine quando esclama: “Affrontate vostra madre. Volevate ammazzare il futuro. Ammazzate lei piuttosto".

La compagnia del Teatro Nest di Napoli è stata decisamente all'altezza. Giuseppe Gaudino nella parte di Ermanno recita in maniera garbata, mostrando tutte le sue paure ed insicurezze. La sorella Giuditta è interpretata da Viviana Cangiano in maniera efficace, con energia spumeggiante e la battuta sempre pronta. Francesco di Leva tratteggia molto bene Aldo, il suo fidanzato farfallone, che pensa solamente al guadagno. Dolores Gianoli si cala con validi risultati nella parte di Romina, la rigida e glaciale fidanzata segreta di Ermanno. Anche Alessandra Mantice è a suo agio come Rosa, la prosperosa e cicaleggiante dipendente dei Bellavista, amante di Aldo. Adriano Pantaleo è perfetto come Carmine, sagace e beffardo al punto giusto, con una credibile presenza scenica, che oscilla tra il comico e il drammatico. Notevole Stefano Miglio con una recitazione scoppiettante fatta di una mimica fantasiosa, di giochi vocali e l'uso dei vari dialetti. Cristel Checca è alquanto brava a pennellare la sognante e malinconica Gelsomina.

Teatro con vari posti liberi, che ha salutato con vivi applausi tutto il cast.

Marco Sonaglia (Teatro La Nuova Fenice-Osimo 3 aprile 2025)