Recensioni - Teatro

Padova: Alessandro Haber veste i panni sempre attuali del commesso viaggiatore di Arthur Miller

Il teatro Verdi di Padova, dal 5 al 9 febbraio, ha ospitato in prima nazionale "Il commesso viaggiatore", un capolavoro della drammaturgia del Novecento scritto da Arthur Miller (tradotto da Masolino D'Amico) portato in scena da Alessandro Haber.

Diretta da Leo Muscato, la produzione firmata Goldenart Production, Teatro Stabile del Veneto e di Bolzano dopo l'esordio nella città patavina andrà in tournée sui palcoscenici italiani per tre anni, a cogliere idealmente il testimone della splendida versione del dramma portata in scena tre anni fa, quella volta in tappa a Verona, da Elio De Capitani.

Nel cast con Haber, a interpretare la moglie Linda è Alvia Reale; i due figli, il donnaiolo Happy e il tormentato Biff, hanno i volti di Josafat Vagni e di Alberto Onofrietti; lo zio Charley è impersonato da Duccio Camerini. Con loro sul palco Carlo Ragone, Fabio Mascagni, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Margherita Mannino, Anna Gargano, a comporre il coro di persone che popolano la vita triste di quel sognatore conformista che è Willy Loman. La scena si apre in un interno dai muri sbrecciati, a esprimere la corruzione e la disgregazione che vive la famiglia Loman, e con essa la società americana piena di sogni e grandi speranze del dopoguerra. Nella cucina regna il grande frigorifero emblema del consumismo industriale e dei meccanismi dell'indebitamento che hanno funestato - e continuano a martoriare ancora oggi - tante famiglie piccolo borghesi, illuse da miti del benessere che celano pesanti catene. Fuori casa c'è un piccolo giardino murato a contornare lo zoo di vetro, lì Willy si rintana a sognare. Ha l'ossessione di creare un orto all'ombra dei grattacieli e di piantarvi dei semi, il sogno di una vita nuova e felice è racchiuso in quel fazzoletto di terra circondato da un alto reticolato.

A fargli da controcanto è la strada, le migliaia di chilometri che percorre sempre più inutilmente per il Paese il commesso viaggiatore invecchiato e accantonato dalla società e dal mondo del lavoro, che lo ritiengono un piccolo ingranaggio a tempo, presto inadeguato, e quindi inservibile. I figli di Willy e Linda soffrono le conseguenze di questa disfatta e annaspano; la moglie/madre si sforza di tenere in piedi la recita di un matrimonio e di una famiglia felice che fa acqua da tutte le parti, ignorando delusioni e tradimenti e tenendone ben stretta al cuore l'amministrazione. Le chiacchiere vuote e le bugie che circolano per casa sono lo specchio di un disorientamento indotto da un sistema dove regna l'apparire, antenato dell'attuale mondo governato dai social. Il dramma in due atti è riproposto nella versione originale, ma non si può, seguendo la storia dei Loman, non pensare al parallelo con la crisi economica e non solo che ha investito il Nordest e più in generale il Paese, con i suoi effetti a breve e a lungo termine sulla vita di tante persone.

Haber sul palco dà corpo e voce con intensità a un Willy Loman ferito, barcollante, azzanato non tanto dai lupi di Wall Street, ma dai tarli che rodono i sogni. La regia di Muscato risolve senza effetti speciali la sequenza dei numerosi flashback inseriti nel testo da Miller: Biff e Happy ringiovaniscono e tornano ragazzini grazie a un cambio d'abiti; la scena-chiave che riemerge dal passato con l'amante di Willy che folleggia nella camera d'albergo è anticipata dall'eco dei loro dialoghi e da risate sguaiate che continuano a vorticare a distanza di tanti anni nella mente dell'uomo, agitate dai sensi di colpa. L'uscita di scena del commesso viaggiatore è sempre un momento forte, drammatico, il rombo finale di una macchina per il teatro creata magistralmente da Arthur Miller che si rivela senza età.

Applausi calorosi, dal pubblico del Verdi. Lo spettacolo dal 13 al 16 febbraio farà tappa al Teatro Goldoni di Venezia e dal 18 al 20 febbraio è atteso al Comunale di Thiene, in provincia di Vicenza.