Recensioni - Teatro

Piacenza: Orgoglio e pregiudizio. Due parole, una storia d’amore e moltissima ironia

Al Teatro Municipale il classico di Jane Austen nella versione teatrale curata da Arturo Cirillo

È l’ironia la protagonista dell'Orgoglio e pregiudizio di Arturo Cirillo: uno spettacolo rivoluzionario, ma al contempo fedele all’originale. Il regista, infatti, ha deciso di alleggerire il copione eliminando alcune parti del romanzo al fine di presentare in modo da focalizzarsi solo su alcune scene e personaggi prescelti.  Lo spettacolo racconta, come è ovvio, la storia della famiglia Bennet, ma limitata alle sole due figlie maggiori: Jane ed Elizabeth. Esse ormai sono in età da marito e, all’epoca, proprio come viene dichiarato all’inizio, la scelta di un buon partito era fondamentale per garantirsi una vita agiata: il regista decide di presentare il tema del matrimonio per convenienza in una chiave estremamente sarcastica, facendo leva sulle differenti opinioni e filosofie di vita dei personaggi; la signora Bennet è pronta ad approvare qualsiasi proposta per le proprie figlie, mentre il marito dimostra di essere interessato anche ai sentimenti e alla felicità delle due ragazze. Jane ed Elizabeth si distinguono per la propria semplicità e per la volontà di trovare il vero amore: la prima si sposerà con il signor Bingley, mentre la seconda, dopo innumerevoli dubbi, con il signor Darcy. Proprio come nell’originale della Austen, non mancano le peripezie e gli ostacoli, rappresentati dalle figure del signor Collins e di Lady Catherine de Bourg, ma non dal signor Wickham. 

Il palco è dominato da un’atmosfera tipicamente ottocentesca che, nella sua semplicità, risulta essere estremamente dinamica: quattro grandi specchi rettangolari dominano le scene (di Dario Gessati) per tutto lo spettacolo e rappresentano il mezzo mediante il quale è possibile scandire i tempi della storia e i cambiamenti di luogo; sono infatti gli stessi attori a spostare argutamente gli specchi, giocando sulle immagini che vengono riflesse, come le danze ed i movimenti eseguiti sul palco, oppure i dipinti rappresentanti fantastici paesaggi che, essendo realizzati su teli distesi sul pavimento, fungono da affreschi. La scena è poi arricchita da semplici componenti di arredo come un pianoforte, delle sedie, dei divanetti, delle panche, anch’essi condotti sulla scena dagli stessi attori.
I costumi di Gianluca Falaschi sono tipici dell’epoca rappresentata e rispecchiano le condizioni economiche dei singoli personaggi: la famiglia Bennet è caratterizzata da un vestiario modesto, Bingley e Darcy sono abbigliati come i ricchi signori di città e Lady Catherine è immersa in uno stravagante abito nero.

Valentina Picello interpreta una Elizabeth caratterizzata da una visione molto particolare dell’amore, in cui concretezza e sentimento sono legati da un filo sottilissimo: il pensiero di Lizzy è dominato da una forte praticità derivante non dall’importanza del denaro, bensì dalla purezza delle proprie emozioni e dalla volontà di seguire sempre e comunque il proprio istinto e le proprie sensazioni. L’attrice è in grado di esprimere la profondità dei sentimenti del personaggio senza mai cadere nel cliché della donna travolta dalle passioni o da un eccessivo romanticismo. Il signor Darcy viene osservato sotto una nuova luce, in cui sono l’emotività e il sentimento a prevalere sull’autorevolezza e sulla rigidità che solitamente lo caratterizzano.  Francesco Petruzzelli fa emergere, in modo estremamente delicato, l’insicurezza del personaggio di fronte all’amore, un amore totalizzante, un amore che lo conduce a superare princìpi e pregiudizi e a dichiararsi all’amata Lizzy.  Jane e Mr. Bingley sono due personaggi complementari e costituiscono una coppia all’insegna della semplicità.  La Jane di Eleonora Pace è estremamente ingenua, il Bingley di Giacomo Vigentini è il tipico gentiluomo ottocentesco in grado di ammaliare tutti quelli che incontra grazie alle sue movenze estremamente eleganti.

Rosario Giglio interpreta un Collins caratterizzato da un portamento estremamente pomposo, da un linguaggio eccessivamente elaborato e da un atteggiamento di superiorità che lo rende irritante, proprio come richiede il copione. La signora Bennet di Sabrina Scuccimarra emerge per la comicità dei propri movimenti, per l’espressività dei propri gesti e per le numerosissime frasi che hanno suscitato, non di rado, la risata del pubblico.Il vero protagonista dell’intero spettacolo è indubbiamente Arturo Cirillo: regista e interprete di Mr. Bennet e Lady Catherine. Cirillo è stato in grado di cogliere sin da subito la simpatia del pubblico grazie alla sua spiccata ironia che si è dimostrata essere l’arma vincente per abbattere le barriere che solitamente dividono attori e spettatori.
Molti applausi sul finale: il pubblico ha apprezzato la volontà del regista di raccontare e, al contempo, criticare la società inglese (ed europea) dell’Ottocento attraverso l’utilizzo di toni estremamente umoristici.