
Vivissimo successo per le due repliche de La bottega del caffè
Un capolavoro quello di Goldoni scritto nel 1750 che appartiene alle "Sedici commedie nuove" e, considerata a torto , una commedia leggera. Molto divertente sì, ma anche densa di significato.
Sabato 24 e domenica 25 febbraio un folto pubblico ha riempito in ogni ordine di posto palchi, platea e galleria lasciando senza biglietto, purtroppo, molti spettatori nel bellissimo teatro Comunale di Carpi.
Una produzione Goldenart Production in collaborazione con la Fondazione teatro della Toscana e teatro Stabile di Friuli Venezia Giulia, la Bottega del caffè sta ottenendo numeri da record su tutto il territorio nazionale, basti pensare agli 8000 biglietti venduti al Donizetti di Bergamo, di cui 1200 per gli studenti.
Un cast eccezionale d'attori capitanati e trascinati da Michele Placido in stato di grazia. Ambientata in un campiello veneziano, su cui s'affaccia la bottega del titolo, un microcosmo di personaggi danno vita a divertenti vicende nell'arco di una giornata, dall'alba alla notte, durante il periodo di Carnevale. Ridolfo è il caffettiere, Pandolfo manda avanti con mille intrallazzi una casa da gioco, Lisaura una bellissima ex ballerina, Don Marzio (interpretato da Placido) è un nobile napoletano decaduto e malvisto dai più per il suo essere ambiguo e pettegolo. Poi arriva Placida, che travestita da pellegrina sta cercando il marito Flaminio di cui ha perso ogni traccia. Infine Trappola, fedele cameriere di Ridolfo
Insinuarsi nelle vite degli altri, studiarne le azioni per poi infangarne la reputazione con pettegolezzi e bugie è la modalità giornaliera di Don Marzio. Una lingua cattiva, un indegno impostore, la tromba della comunità sono alcune definizioni date al personaggio cardine della commedia goldoniana. Grandi attori come Salvo Randone e Tino Buazzelli ne hanno fatto un cavallo di battaglia ed ora tocca a Michele Placido la sfida di interpretare il chiacchierone maldicente, fare emergere in scena tutta la meschinità di Don Marzio senza però incrinare quella dimensione umana corale, molto amara e cruda di cui la commedia è portavoce.
La regia è di Paolo Valerio, bravo nel lasciare che la messinscena assecondi la forza verbale, facendo emergere con vitalità tutta la forza drammaturgica della vicenda. Con equilibrio le battute prendono ritmo, enfatizzano la coralità d'insieme dei personaggi sul palcoscenico. Protagonista indiscusso un maestro dello spettacolo italiano, Michele Placido, che regala al personaggio di Don Marzio sfumature impensabili, ambiguità e ironia, senza nulla togliere alla compagnia d'interpreti che si muove in scena con forza espressiva e ispirazione.
Interminabili i battimani del pubblico sinceramente soddisfatto.