Recensioni - Teatro

Professor Bernhardi alla Schaubühne di Berlino

I risvolti contemporanei di un grande testo di Arthur Schnitzler

In repertorio dal 2016 alla Schaubühne di Berlino, continuano le repliche di Professor Bernhardi di Arthur Schnitzler, per la regia di Thomas Ostermeir.

Arthur Schnitzler è autore pochissimo rappresentato in Italia, ma di grande interesse poiché testimone di un’epoca, la fine dell’impero austroungarico e le successive avvisaglie dei totalitarismi, che fortunatamente saranno risparmiati all’autore, Viennese di origine ebraica, che morirà nel 1931.

Profondo anche il legame di Schnitzler con le teorie freudiane, che spesso si ritrovano messe in scena nei suoi testi teatrali. Professor Bernhardi, un testo del 1912, ha avuto la sua unica rappresentazione in Italia addirittura nel 2005.

Testo singolare: racconta le vicissitudini di un medico ebreo, il Professor Bernhardi appunto, che impedisce ad un prete cattolico di amministrare l’estrema unzione ad una morente ignara per lasciarle vivere gli ultimi istanti in serenità. Da questo episodio derivano una serie di accadimenti che porteranno addirittura alla condanna del medico a due mesi di carcere.

Testo politico se vogliamo, zeppo di riflessioni e di interrogativi morali, che ben illustra il neanche troppo latente antisemitismo che aleggiava nella società viennese di allora. Testo che indaga il rapporto fra morale, religione e scienza; fra etica e opportunità politica. Un unico nella produzione teatrale del novecento, perché mette in scena esclusivamente un ambiente di lavoro burocratico come quello di una grande clinica universitaria.

Thomas Ostermeir sceglie una messa in scena atemporale, non ben definita ma sicuramente non strettamente contemporanea. Un ambiente asettico, con veloci cambi di situazione effettuati con pochi mobili e accessori. Sceglie inoltre di epurare il testo dal coté austriaco, adattando la lingua di Schnitzler ad un tedesco più standard. In Schnitzler la parola è tutto e Ostermeir la mette in scena con estremo rigore: il tono è sempre colloquiale, ma ogni parola ha la sua forza e il suo rilievo. Accade poco in scena, ma lo spettatore resta incollato allo spettacolo per due ore e 45 minuti senza che ci sia un momento di calo. Tutto con niente, ecco il magistero di questa messa in scena.

Poi abbiamo l’ensemble della Schaubühne: attori che si conoscono, che lavorano costantemente insieme, che hanno un intento comune; il protagonista di ieri affronta una piccola parte nella pièce odierna. Questo non solo da una marcia in più, ma assottiglia, minimizza, amalgama, le inevitabili e umane differenze tecniche sempre presenti in un gruppo, regalando al pubblico uno spettacolo compatto, omogeneo e credibile.

Jörg Hartmann è un ottimo Professor Bernhardi, attento, calibrato, credibile. Inarrivabile Thomas Banding nella doppia parte di un medico svagato e del viscido politico arrivista. Dell’uno regala una lettura simpatica, credibile e realistica; dell’altro una caratterizzazione perfetta per caricatura e comicità.

Da citare anche tutti gli altri: Sebastian Schwarz, Robert Beyer, Konrad Singer, Johannes Flaschberger, Lukas Turtur, David Ruland, Julia Schubert, Damir Avdic, Veronika Bachfischer, Moritz Gottwald, Christoph Gawenda, Laurenz Laufenberg.

Teatro pieno con ampio e meritato successo nel finale.

Raffaello Malesci (Lunedì 1° aprile 2024)