
Il terzo titolo della stagione di prosa recanatese è un classico del teatro americano: Lo zoo di vetro
Scritto nel 1944 da Tennessee Williams, venne rappresentato per la prima volta in Italia nel 1946 al teatro Eliseo di Roma, con la regia di Luchino Visconti e interpretato da Tatiana Pavlova, Rina Morelli, Paolo Stoppa e Giorgio De Lullo. Il testo vanta anche due trasposizioni cinematografiche dirette nel 1950 da Irving Rapper e nel 1987 da Paul Newman.
Amanda, da tempo abbandonata dal marito, vive con i due figli, Laura e Tom. Laura, ragazza timida e claudicante a causa di una malattia che la rende introversa, vive chiusa in un mondo di illusioni. Tom, che tenta senza successo di diventare un poeta, è costretto a lavorare in una fabbrica di scarpe per mantenere madre e sorella. Senza marito, Amanda è costretta ad affrontare le difficoltà che derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli. Ai timori che suo figlio Tom sia un alcolizzato come il padre, aggiunge la frustrazione di vedere la timida e delicata Laura ancora zitella. Il misero fallimento di un sospirato quanto impossibile fidanzamento con Jim, collega di Tom, contribuisce a sfasciare completamente i già precari legami della famiglia.
La regia, le scene e i costumi portano la firma di Pier Luigi Pizzi, uno dei maestri del teatro italiano. Pizzi confeziona la consueta lezione di classe ed eleganza, con una regia asciutta dove i tempi teatrali sono sempre azzeccati e la caratterizzazione psicologica dei personaggi è quanto mai efficace. Un'unica scena con l'interno della casa dalle tinte marrone chiaro, dove tutto è abbinato, dal pianoforte al mappamondo, solamente il divano-letto celeste di Tom rompe quella perfezione maniacale.
Le luci di Pietro Sperduti creano un'atmosfera avvolgente, le musiche originali di Stefano Mainetti sottolineano la giusta tensione. Mariangela D'Abbraccio è un Amanda perfetta che sa modulare la voce, calibrare i gesti, mostrando tutta la sua eccessiva protezione, il senso di solitudine e il suo tormento interiore pronto ad esplodere in qualsiasi momento. Gabriele Anagni è un convincente Tom che si muove bene in scena, tratteggiando il suo animo poeta e sognatore, con la voglia di cambiare lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana.
Bravissima Elisabetta Mirra nella parte della timida e introversa Laura, con la sua accentuata camminata zoppicante veramente credibile. Anche la recitazione è sempre delicata, misurata e contornata da un velo sottile di malinconia. Ottimo anche il Jim di Pavel Zelinsk. L'attore è spigliato, con una bella voce e una leggerezza nei movimenti. Molto credibile a mettere in risalto il suo crudo realismo e a risultare quasi un personaggio "positivo".
A fine recita calorosi applausi, per una serata di teatro vero e ben fatto.
Marco Sonaglia (Teatro Persiani-Recanati 28 gennaio 2025)