Recensioni - Teatro

Recanati: un viaggio nel teatro tra Molière e De Filippo

La stagione di prosa a Recanati prosegue con il secondo titolo in programma. L'avaro immaginario, tratto da Molière/Luigi De Filippo con adattamento e regia di Enzo Decaro

Lo spettacolo è un viaggio nel teatro, un viaggio nel tempo, quello del Seicento, un secolo pieno di guerre, epidemie, grandi tragedie ma anche di profonde intuizioni e illuminazioni. È anche il viaggio, reale e immaginario, di Oreste Bruno e la sua Compagnia di famiglia, originaria di Nola, discendenti del grande filosofo Giordano Bruno, che in fuga da Napoli cercheranno di arrivare a Parigi per incontrare Molière.

Le scene di Luigi Ferrigno ricreano un magico carretto in legno della compagnia che, oltre a contenere maschere, mandole e altri elementi, quando arriva nei pressi di un centro abitato, di un mercato o di un assembramento di persone, ecco che diventa palcoscenico e si fa il teatro.

Bellissimo il disegno luci di Luigi Della Monica, che crea un effetto pittorico di grande impatto, insieme ai ricercati costumi di Ilaria Carannante.

Un forte elemento narrativo sono le musiche di Nino Rota tratte da “Le Molière Immaginarie”, soprattutto quelle di scena chiaramente ispirate alle villanelle, alle canzoni popolari del seicento napoletano e cantate in maniera impeccabile dalla compagnia.

Il testo teatrale mischia sapientemente "L'avaro”, "Il malato immaginario" e "Il tartufo" di Molière con "Il candelaio" di Giordano Bruno.

Ma quello che emerge di più è la poetica cara ai De Filippo, cioè quella di mostrare l'umanità nella sua realtà quotidiana, con la sua lotta alla sopravvivenza (ricorrente è la ricerca del cibo sottolineata dalla battuta "È fernuto 'o puorco"), con le sue debolezze, con i propri sogni, con le proprie speranze, dove il teatro diventa una vera e propria ancora di salvezza.

Enzo Decaro nella parte di Oreste tratteggia un personaggio che è "Una maschera senza maschera", dal sapore malinconico, a tratti sognante e a tratti più incisivo, con una recitazione misurata ed elegante.

Lo affianca una straordinaria Nunzia Schiano, dalla mimica incisiva e sempre con la battuta pronta, capace però di ritagliarsi anche momenti di profonda dolcezza.

Ottimi tutti gli altri attori della Compagnia Luigi De Filippo. Fabiana Russo e Luigi Bignone sono due perfetti innamorati che si muovono con una leggerezza da scugnizzi e con pregevoli doti canore. Massimo Pagano mostra una grande padronanza scenica e vocale, Carlo Di Maio sottolinea in maniera brillante la parte del fratello quasi muto, Irene Sansone è quanto mai azzeccata per interpretare la misteriosa cartomante e Giorgio Pinto è un convincente cavaliere con un passato da attore.

Uno spettacolo gradevole, ben amalgamato, che parla al cuore e raccoglie molti applausi da un teatro Persiani come sempre ricco di pubblico.

Marco Sonaglia (Teatro Persiani-Recanati 14 dicembre 2024)