Recensioni - Teatro

Rigorosa Medea per Laura Marinoni

Grande prova d’attrice nella tragedia di Euripide al Teatro Romano di Verona

Si conclude in bellezza l’estate teatrale veronese con Medea di Euripide, spettacolo prodotto al Teatro Greco di Siracusa dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico che ora giunge in trasferta a Verona.

Lo spettacolo con la regia di Federico Tiezzi ha il pregio indubbio di riportarci il testo euripideo nella sua interezza, con il coro in scena e tutti i personaggi previsti. Il regista opta per un allestimento scarno, incorniciato da luci a led, con poche sedute settecentesche e alcuni busti che rimandano alla scultura ellenica. L’azione si svolge principalmente la centro su una pedana candida circondata da uno specchio a terra.

Concepito per gli spazi aperti del Teatro Greco di Siracusa, l’allestimento, inserito nella quadratura nera presente al Teatro Romano, perde molto della sua ariosità, così come le entrate ed uscite del coro risultano meno suggestive e pregnanti. La piattaforma che a Siracusa era distesa e si inclinava solo nel finale, a Verona è stata rimodulata in una serie di quinte bianche fisse che incorniciano la scena. Anche il finale con la protagonista che si invola sul carro del sole risulta meno efficace a Verona avvenendo di spalle agli spettatori, mentre a Siracusa si stagliava sullo sfondo aperto della scenografia naturale, un vero e proprio “deus ex machina” della tradizione euripidea. L’allestimento rimane comunque sobrio e di gusto, ma risente molto di questa ambientazione più teatrale.

Tiezzi lavora sulla simbologia, affidando alla maga della Colchide le sembianze di un uccello, ai figli quelle di conigli, al re Creonte quella di un coccodrillo. Nel finale il coro di serve imbratta di rosso il pavimento e le quinte bianche sullo sfondo a simboleggiare il sacrificio dei figli di Medea. Le sanguinarie azioni fuori scena sono accompagnate in scena dai canti del coro, che non si limita a recitare ma canta con gusto ed efficacia per lo più ballate popolari, ma anche canti liturgici, una citazione da Henry Purcell e, nel momento dell’uccisione dei figli, il Lied di Schubert “Gretchen am Spinnrade” su testo di Goethe.

Insomma il regista assomma molti stimoli visivi, sonori e drammaturgici, a volte troppi, ma ha comunque l’accortezza di lasciar sempre fluire il testo euripideo che riscatta anche qualche inevitabile forzatura e qualche caduta di gusto.

Laura Marinoni è l’Alfa e Omega dello spettacolo. Conduce la sua Medea con assoluto rigore e chiarezza di intenti, scolpisce la parola di Euripide come poche e regala al pubblico un personaggio teso, vibrante, maniacale nella sua sete di vendetta. Gesti asciutti e ritmo deciso completano una grande prova di attrice.

Al suo fianco un cast di tutto rispetto su cui spiccano la brava e coinvolta Sandra Toffolatti nel ruolo del Nunzio, e Alessandro Averone nell’ingrato e perdente ruolo di Giàsone che disbriga con professionalità ma con qualche eccesso emotivo di troppo. Da segnalare anche la petulante e comica nutrice di Debora Zuin, il corretto pedagogo di Riccardo Livermore e lo svagato Egeo di Luigi Tabita. Meno convincente il Creonte di Roberto Latini. Ottime le corifee Francesca Ciocchetti e Simonetta Cartia accompagnate dagli allievi del corso di teatro dell’INDA come coro.

Teatro Romano gremito a riprova che una buona proposta teatrale ripaga sempre anche a livello di affluenza. Applausi convinti per tutti nel finale e ovazioni per Laura Marinoni.

Raffaello Malesci (Martedì 12 Settembre 2023)