Recensioni - Teatro

Rigoroso Testori a Brescia, ma l’ironia sagace di Giampegidio non incanta più

Poco pubblico per I Promessi sposi alla prova del Teatro Franco Parenti

Uno spettacolo intenso ma troppo lungo per la fruizione contemporanea

Al Teatro Sociale “I promessi Sposi alla prova” di Giovanni Testori, che era già stato ripreso dal Teatro Franco Parenti nel 2019 e che, ormai alla terza edizione, arriva in questi giorni a Brescia con un cast rinnovato.

Si tratta della ripresa del debutto del 1984, già allora diretto da Andrée Ruth Shammah con protagonisti Franco Parenti e Lucilla Morlacchi. Quasi quarant’anni dopo dunque identico impianto scenico, identici o molto simili i costumi, identiche le luci.

Il mondo però è nel frattempo cambiato: diverso il pubblico, diversa la conoscenza del capolavoro manzoniano, diverso il teatro, diversa la capacità di fruizione degli spettatori.

Teatro Sociale mezzo vuoto fin dall’inizio, si è ulteriormente svuotato nel corso della lunga serata: tre ore e trenta di spettacolo con un breve intervallo. Peccato, bisogna dirlo, poiché la messa in scena era di qualità, ben preparata e ben recitata.

Un’operazione nostalgia, lodevole, ma non più attuale. Il tutto sapeva di teatranti intenti a rimpiangere un mondo in cui il teatro aveva ancora un impatto culturale, in cui c’era un sentire comune del pubblico per i classici, in cui il pubblico c’era ed era abituato all’ascolto, alla fruizione di un testo lungo e complesso. Oggi non è più così. Tutta la fruizione culturale è cambiata. A scuola i Promessi Sposi non sono più obbligatori. Le tempistiche dello spettacolo si sono inesorabilmente accorciate.

Tutto questo grida vendetta, è una vergogna… Il pubblico però, almeno a Brescia, non c’era e per buona parte se n’è andato durante la recita, è un fatto. Far finta di niente non è possibile.

Proviamoci però, dimentichiamo tutte le poltrone vuote e procediamo come se il teatro fosse stato pieno.

Una messa in scena rigorosa, ben orchestrata e ben recitata, che esalta il testo di Giovanni Testori e di Manzoni, diversi stralci di scene erano riprese tali e quali, illuminando il tutto di una riflessione metateatrale. Gli attori, anche se quelli di una compagnia scalcagnata, indagano il capolavoro della letteratura italiana e giocando al teatro scoprono la vita, se stessi e il mondo che li circonda.

L’ironia è palpabile nel testo di Testori, con i rimandi al dialetto e agli strafalcioni di dizione: tutti i personaggi recitano con le è aperte tipiche della parlata lombarda. Bella la scena della “sventurata”, giocata sul sottile filo che intercorre fra la ricerca storica, il fattaccio di cronaca con i suoi particolari truculenti, e le edulcoranti variazioni manzoniane ispirate alla provvidenza.

Molti poi gli spunti comici, in vero non particolarmente colti dalla regia, a partire dalla caustica trasformazione dell’Egidio in un improbabile “Giampegidio”, ma anche molto altro in un testo vario e ironico che forse avrebbe avuto maggior valorizzazione con una più netta variazione fra i registri.

Su tutto aleggia l’aura fatata del capolavoro, l’azione del regista, il “maestro” viene chiamato, e degli attori che divengono i sacerdoti indispensabili di un rito teatrale e culturale che fonda la nostra cultura e la nostra umanità. Un grande testo, ha ragione Andrée Ruth Shammah quando ce lo ricorda, tanto più importante ai giorni nostri in cui il teatro come mezzo di rivelazione umana sembra essersi perso.

Ottimo tutto il cast di attori a partire dalla “sventurata” intensa e coinvolta di Federica Fracassi e dal regista demiurgo di Giovanni Crippa, fedele all’interpretazione di Franco Parenti. Rita Pelusio dava la sua fisicità e mimica ironica al personaggio di Perpetua, mentre Tobia da Corso Polzot è stato un ottimo Renzo, giovane, preciso e appassionato, anche se troppo legato a schemi di recitazione accademici. Attente ma più acerbe le interpretazioni di Aurora Spreafico e Vito Vicino. Carlina Torta ci regala un bel cameo a cui avrebbe giovato un maggiore coinvolgimento comico.

Insomma un bello spettacolo… (ora dobbiamo tornare alla realtà), con poco pubblico e applausi frettolosi nel finale.

Raffaello Malesci (Sabato 28 ottobre 2023)