
Splendida e calibrata messa in scena del regista canadese per il classico di Sofocle
Robert Carsen e il suo team creativo (Ian Burton drammaturgia, Radu Boruzescu scene, Luis F. Carvahlo costumi, Giuseppe di Iorio luci, Marco Berriel coreografie e Cosmin Nicolae musiche di scena) portano al Teatro Greco di Siracusa una splendida e accurata edizione dell’Edipo Re di Sofocle.
Carsen sceglie una messa in scena rigorosa, architettonica quasi, gettando sull’orchestra del teatro greco, proprio di fronte agli spettatori accoccolati sui gradini, una immensa scala, un monolite grigio, vuoto contraltare e specchio dei gradini polverosi e sbeccati zeppi di persone del teatro Greco.
Questa maestosa scalinata staglia l’azione dei personaggi, con Edipo e la sua corte che appaiono dall’alto, dalla reggia; quasi venissero da un potere inarrivabile, intangibile. Edipo scende la scalinata, si avvicina al popolo sofferente, vestito di nero, sobrio, moderno, universale. Il popolo porta in scena la morte, il lutto della peste, tanti vestiti neri, tenuti fra le braccia come cadaveri. Il popolo viene a richiedere una soluzione, si affida nuovamente ad Edipo, colui che grazie alla parola, all’intelligenza, ha risolto gli enigmi della Sfinge e ha liberato Tebe dal flagello del mostro.
Iconica, semplice, pregnante, assoluta la messa in scena di Carsen. Tutta sui toni del bianco, del nero e del grigio, lavora sulla distanza, sui personaggi che si guardano da lontano, sulla pregnanza simbolica di un Tiresia che arriva dal “basso”, dal popolo, e che è l’unico capace di passare sopra alla massa informe dei vestiti neri accumulati nel centro della scena dal coro.
L’indovino calpesta ciò che è sacro perché sa e vuole impedire ad Edipo di conoscere e di sapere. Edipo non sa e vuole sapere, la sua fiducia nella ragione e nel “logos” è quasi ingenua nella sua infinitezza.
Sofocle stimola il sadismo degli spettatori che già sanno tutto, assistono con blanda ma convinta soddisfazione allo spettacolo di un uomo che precipita nell’abisso. La compassione è solo formale, di facciata, in realtà ciò che prevale nello spettatore è la “Schadenfreude”.
Non si sa come, ma la tragedia greca ci stuzzica dentro, tira fuori anche il peggio di noi: non riusciamo più a crogiolarci nella tranquillità della conoscenza, del “so come va a finire”, incredibilmente ci troviamo immersi nella storia. Già la conosciamo, eppure nuovamente la ascoltiamo. Come fa a non conoscerla Edipo?
Decisamente ci godiamo, e godendo continuiamo a ripeterci: “A noi non succederebbe mai, ce ne accorgeremmo prima!” Con questo pensiero eccoci improvvisamente colpevoli di tracotanza, di hybris. Forse dunque è questa la catarsi di cui tutti parlano e che nessuno sa spiegare?
Robert Carsen ha il merito immenso di condurci dentro la storia con precisione, senza farci percepire il lavoro meticoloso. Maniacale la preparazione degli attori, tutti ottimi, chiarissimi nella parola, precisi e nello stesso tempo, sciolti, veloci, veri, reali. Mai un dialogo affettato, mai una posa convenzionale, mai un’inflessione da teatro d’antan, semplicemente conversazioni veloci, sentenze incisive, concetti chiari e diretti.
E poi un coro di ottanta elementi, preparati, coesi, ottimamente messi in scena, coreografati con coerenza, sempre un passo indietro dal ballo e un passo oltre l’immobilismo. Poche concessioni alla vera coreografia, poche concessioni alla musica, scarna, appropriata, convincente.
Si vede il grande lavoro di un creatore internazionale, di un team affiatato, determinato, preparato.
Una grande serata di teatro greco quella vista a Siracusa, ove tutti gli attori brillano indistintamente. Dall’Edipo determinato e sobrio di Giuseppe Sartori, alla Giocasta veloce, ironica e incisiva di Maddalena Crippa. Tiresia è Graziano Piazza al suo meglio, condotto e illuminato dalla regia. E poi Rosario Tedesco, Elena Polic Greco, Paolo Mazzarelli, Massimo Cimaglia, Antonello Cossia e Dario Battaglia. Un corpo solo, un’unità d’intenti per uno spettacolo indimenticabile.
Grati e lunghi applausi nel finale di una grande serata di teatro in Sicilia.
Raffaello Malesci (22 Giugno 2022)