Recensioni - Teatro

Sobrie pennellate da un sogno brasiliano

Continua la Stagione “Il Grande Teatro” organizzata dall’Assessorato alla cultura del comune di Verona. Al Teatro Nuovo è andata in scena la commedia “Dona Flor e i suoi due mariti” adattamento teatrale dall’omonimo romanzo dello scrittore brasiliano Jorge Amado e prodotta dalla compagnia Mario Chiocchio. 

 

 

Sia l’adattamento che la regia sono di Emanuela Giordano che ha costruito uno spettacolo sobrio ed elegante ambientando un Brasile inconsueto immerso in un impianto scenico lineare ideato da Andrea Necchini ed esaltato dalle appropriate installazioni visive di Claudio Garofalo. Il tutto viene affidato a pochi mobili ed alla verve dei personaggi che creano un riuscito connubio di comicità e melanconia dipanando lo spettacolo su ritmi pensosi e rilassati, che solo a tratti prorompono in gustosi siparietti di sincera comicità. In scena anche alcuni musicisti che snocciolano ritmi da ballata su cui si può accennare qualche passo di danza prorompendo dal chiaro scuro della scena oppure delineando flessuose silhouette sul controluce di colori saturi ed irreali.

 

La scelta è decisamente azzeccata e portata a compimento con sicuro piglio registico, senza mai voler strafare e lasciando parlare il testo e gli attori. Dona Flor è Caterina Murino, bellissima ed efficace anche se a tratti monocorde. Vadinho e Teodoro, i suoi due mariti, sono rispettivamente Max Malatesta e Paolo Calabresi che si giocano le loro parti con efficacia e verve, fascinoso e tenebroso il primo, spiccatamente comico e surreale il secondo, ottima prova per entrambi. Serena Mattace Raso delinea una Donna Rosilda dalla comicità spiccata e pungente con accenti secchi ed efficaci. Sugli scudi le tre comari interpretate da Simonetta Cartia, Claudia Gusamano e Laura Rovetti. Le vere mattatrici della serata conducono per mano la drammaturgia, divertendosi e divertendo il pubblico con una comicità franca e spiccia, dai tempi perfetti e dai risvolti patetici e malinconici.

Il teatro, in verità non esaurito, ha applaudito con convinzione tutti gli interpreti.

R. Malesci (18/01/11)