Recensioni - Teatro

Torino: Il Silenzio Grande ovvero le parole non dette

Al Teatro Carignano una bellissima commedia ed insieme un dramma famigliare in due atti, superbamente diretta da Alessandro Gassman e magistralmente scritta da Maurizio De Giovanni.

Napoli fine anni '60, una "fu sontuosa villa", uno scrittore di successo, Valerio Primic (Massimiliano Gallo) vincitore di ben tre premi strega, vive asserragliato nella sua biblioteca in preda ad una crisi creativa, da tempo il grande autore non riesce a scrivere un nuovo romanzo.

Con lui la famiglia...la moglie Rose, (Stefania Rocca) i figli, Adele (Paola Senatore) e Massimiliano (Jacopo Sorbini),completa "il quadro famigliare" la fedele cameriera di tutta la vita, Bettina,( Pina Giarmanà).

Il primo atto si apre su uno dei principali protagonisti ed alter ego del grande Valerio Primic,la Biblioteca, dove in una qualsiasi mattina di un non precisato giorno,singolarmente i membri della famiglia si alternano per convincere Valerio Primic a vendere la casa per far fronte ai debiti. Dietro la porta origlia,sempre, la fedele Bettina.

Tutto il primo atto si alterna tra siparietti esilaranti e dialoghi profondi ed emozionanti,lo scenario è l'affaccio sul golfo di Napoli,(scene Gianluca Amodio) una libreria di legno, una scrivania,una vecchia radio (attenzione, un indizio prezioso per il prosieguo) un divano e, un vogatore...per far ginnastica, i libri, gli arredi della mente, non così muti testimoni dei dialoghi e delle gag,disposti in ordine dal grande scrittore secondo una omogeneità emotiva

-" Bettina non puoi mettere il Kamasutra a fianco di Sant'Agostino-"

La vendita della vecchia casa,per sopraggiunta indigenza, intrisa di ricordi, offre un escamotage letterario per il confronto col padre, col marito:si snocciolano ricordi, rimpianti, acrimonie,cose non dette,appunto il - Il Silenzio Grande-

La commedia di stampo edoardiana, ci fa ridere, ci fa piangere, esplora straordinariamente la famiglia.

Valerio Primic con una visione fortemente egocentrica di se stesso, non tiene in considerazione le esigenze, i desideri,le aspirazioni altrui, la famiglia dipende da lui, ne ha cura, non ha mai fatto mancare nulla. Vivono negli agi in una bella casa, stimati e conosciuti da tutti con porte che si aprono ovunque (quello che ancora crede Valerio Primic). Eppure, da un po’ di tempo la famiglia di Valerio reclama qualcosa: la presenza.

Ed ecco che ognuno di loro racconta il se stesso sconosciuto: Massimiliano è gay, Adele è incinta di un uomo anziano e sposato...e Rose? Rose parla di tutte le cose che avrebbe voluto dire al marito, non abbastanza attento oppure non era mai il momento giusto...parla di silenzi, che diventano sempre più grandi quando uno lascia correre troppo le cose... Rose cerca di essere il tessuto connettivo tra la figura del grande scrittore,rude,e il baratro inevitabile con dei figli"normali".

Ma come realizzare questi rapporti speculari? Come nelle commedie plautine dove il fedele servitore risolve, così Bettina,il "il grillo parlante", la voce della coscienza dell'immenso Valerio Primic prende per mano fino alla fine lo scrittore:

-" Professò voi che avete studiato,sapete tutto di questi libri, fidatevi di chi sta in mezzo alla gente-"

Lei, una persona di grande affettività e molto semplice è la voce narrante dell'intera vicenda,è il collante fra la famiglia e un uomo di grande cultura ma anaffettivo.

Bettina ci commuove quando ci spiega il Grande Silenzio:

-"Professò, un Grande Silenzio nasce da tanti piccoli silenzi, cresce e diventa una malattia..."-

Tantissimi i rimandi: i libri, meravigliosi compagni e amanti: non hanno bisogno di ammodernamenti,il fascino della carta, ripetutamente presi in mano dal protagonista e accarezzati, loro, che, superbamente hanno indagato l'animo umano.

E non possiamo non tenere conto di un rimando importantissimo: i riferimenti autobiografici...Questa commedia fu scritta da Maurizio De Giovanni su esplicita richiesta di Alessandro Gassman, chiedendo un testo famigliare, lui, che ebbe una famiglia particolare: erano sei fratelli di sei donne diverse, che vivevano tutti col grande Vittorio Gassman, esperienza difficilissima e bellissima insieme, come disse. E' proprio questo che si respira per due ore e venti minuti di spettacolo: è magistrale la sceneggiatura e la regia, il carattere dei personaggi cresce e si delinea in maniera certosina fino a portarci nel più profondo delle loro anime, i dialoghi importanti, ma, mai inutili: una parola dopo l'altra per condurci ad un significato ben definito; ridiamo, ridiamo tanto!

Poi alla fine ci commuoviamo...ci commuoviamo tanto: è il secondo atto, la casa è stata venduta, la libreria è vuota, il tappeto arrotolato, gli scatoloni in ogni dove...solo la radio è lì..il deus ex machina della vicenda, ma non vi racconto il perchè, il finale ci spiazza ci lascia attoniti,non ridiamo più...e qui, il grandissimo Maurizio De Giovanni, consumato scrittore di gialli con un superbe coup de théâtre ci farà emozionare tanto.

Imperdibile!

Merita un particolare ringraziamento a Marco Schiavoni per le elaborazioni video che ci conducono continuamente in un rimando onirico dei personaggi fra passato e presente e inoltre: costumi Mariano Tufano, suono Paolo Cillerai, regista assistente Emanuele Maria Basso,

Musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi. Produzione del Teatro Stabile di Torino. 

Edwige Mormile