Riscrittura e adattamento di Leonardo Lidi
Bisogna cercare nei classici il senso della vita, del futuro, dell'uomo...poi trovare le risposte è un'altra faccenda...ed è proprio quello che ci suggerisce Leonardo Lidi(regia ed adattamento): il Misantropo parla a noi, a noi che siamo così chiusi, Alceste (Christian La Rosa) vive "l'altro" come una minaccia, non dialoga con lui dalla terza battuta dello spettacolo fino alla fine: "...io voglio arrabbiarmi non voglio ascoltare"....Alceste sbaglia il modo, è difficile rapportarsi con gli altri, quando, in qualche modo, deve fare i conti con la propria maschera, ciò lo mette in grande difficoltà, gli fa desiderare il deserto e piangere per l'eternità, ma non da solo, con la sua amata; amore viscerale, infantile, quello di Alceste che lo conduce all'autodistruzione e alla distruzione degli altri, ma nessun uomo è un'isola ci sussurra Moliere all'orecchio: Celimene (Giuliana Vigogna ) e Alceste si amano.
Celimene urla, perché chiudersi, perché non combattere una società antipatica e forse malata...perché non tentare di stare nel presente invece di desiderare un'isola, che benché felice, sempre di un'isola si tratta...
Leonardo Lidi ha avuto il coraggio di riscrivere il Misantropo in chiave contemporanea, facendo irrompere l'oggi, scenario distopico post-covid, dove la società è una minaccia,nei fatti di ieri, perché le storie di Molière sono cronache odierne, di malati immaginari, di borghesi arricchiti, di petulanti e noiosi presenzialisti, Molière è vivo è fra di noi, auguriamoci che il Misantropo alberghi in ognuno di noi con un finale diverso: occhi aperti, lucidi,critici, ma immersi nel presente!
Splendido adattamento, fulminante, forte: bisogna svegliare le masse, sonnolenti ed inerti di fronte ai canali televisivi o ectoplasmi di feste nullifiche: nella rappresentazione scenica (Nicolas Bovey) sublimati in volti senza identità, incappucciati e tutti uguali, gaudenti e tristi allo stesso tempo ( Allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino) perché il teatro ha un senso solo se è radicato nel presente.
Alceste sta fuori dai giochi, distrugge, a ragion veduta, ma non propone, virtuoso ma malato di rabbia, Alceste è innamorato di Celimene e riamato, qui Lidi è fedele a Molière, che propone l'amore al centro del nostro pensiero intellettuale, La giovane vedova è allegra, vivace, lei ha la chiave per l'esistenza: perché non cambiare la società, vivendola? Ma Alceste, degno del suo "sottosuolo" come ci suggerisce Dostoevskij, vuole soffrire.
L'acido Alceste è anche amato dalla poetessa incompresa Arsinoé ( la bravissima Francesca Mazza) è il grillo parlante dell'opera...ci ricorda le fuggevoli stagioni della vita, " c'è un'età per amare e un'età per addormentarsi sulla poltrona", così corale e lirico il personaggio di Arsinoè, non parla solo a Celimene ma incanta ed emoziona il pubblico in sala...lei non vuole quelli della sua età, sono " quadri pronti a staccarsi dalla parete e precipitare nell'abisso..."
la potenza della parola, che inchioda...tutta, intera, sottile come una lama...nel monologo della poetessa...ma la "parola" è anche svenduta, barattata, per un apprezzamento, per soddisfare sterili vanità, è questa la denuncia a squarciagola di Alceste... e noi gli diamo ragione...riflettiamo...
Il Misantropo
di Molière
e con
Orietta Notari (Filinte)
Marta Malvestiti ( Eliante )
Alfonso De Vreese (Oronte)
Riccardo Micheletti ( Lui )
costumi Aurora Damanti
suono Dario Felli
assistente regia Riccardo Micheletti
assistente drammaturgia Diego Pleuteri
il sonetto di Oronte è composto da Nicolò Tomassini
Teatro Carignano Torino
produzione TST