Recensioni - Teatro

Torino: Una scatola di vetro per la messinscena de La casa di Bernarda Alba

Il testo di Garcia Lorca in scena al Teatro Gobetti con la regia di Leonardo Lidi

In scena dal 14 - 30 settembre al teatro Gobetti, a chiudere ermeticamente il palco cinque pannelli di vetro, uno per ogni figlia di Bernarda, vedova due volte di mariti incestuosi quanto infedeli con qualsiasi gonna capitasse loro a tiro. Neanche la serva Ponzia si salva dal secondo e probabilmente ne è pure innamorata. Lo spettacolo inizia con il funerale dell'ultimo marito. La chiesa è piena di gente, una sorta di "lo sanno tutti ma bisogna fare finta di niente", gli uomini fanno così.

Subito dopo la cerimonia viene imposto dalla matriarca il lutto per tutte le donne della casa. Divieto di affacciarsi alle finestre e ad ogni spioncino delle porte, vietato parlare a qualsiasi uomo, eccezione fatta per Angustia, figlia di primo letto di Bernarda e ricca grazie all'eredità del padre, alla quale è permesso farsi corteggiare dal bel Pepe con la promessa del matrimonio. Ma il giovane affascinante non si accontenta di una delle cinque figlie e di notte, di nascosto, s'intrufola anche nel letto di Adele.....
Intanto le sorelle Martirio, Maddalena e Amelia, pur sapendo della sorella cornificata, stanno gelosamente a guardare cercando in tutti i modi di reprimere angosce, falsità, paure, ipocrisie, invidie e ogni brutta cosa che l'animo umano può provare. I giorni passano lenti e tristi nel mondo claustrofobico de La casa di Bernarda Alba dove il finale sarà drammatico e cupo senza via d'uscita.

Si poteva rischiare nel rileggere un testo datato (1936) ma il talentuoso regista Leonardo Lidi con capacità e maturità ha concentrato la sua ricerca nel contemporaneo riuscendo a scandagliare il ruolo femminile del non riuscire a contrastare il destino ma a subirlo in continuazione con sofferenza.

Tra le sorelle scoppiano rancori mai sopiti, anche tra la serva e Bernarda le cose cambieranno, prima confidenti poi nemiche e la causa sempre "LUI", la figura impalpabile del marito, padre, amante che aleggia nella casa della tortura come un ricordo-fantasma incancellabile.

Un impianto registico perfetto dove si percepisce anche la totale dedizione del cast verso le scelte del regista, non sempre così scontata. Ottima performance della madre tiranna (Francesca Mazza) e della serva (Orietta Notari). Bravissime e credibili nel ruolo delle figlie, Francesca Bracchino, Paola Giannini, Barbara Mattavelli, Matilde Vigna, Giuliana Bianca Vigogna.
Geniale l'idea del "LUI" mascherato di scuro ( Riccardo Micheletti) quanto gradevole e appropriata la sua coreografia all'interno di una scenografia tutta bianca, come la tela del pittore dove ognuno di noi possa dare le pennellate di colore che vuole.

Alla fine, cinque, come le figlie di Bernarda, i minuti di applausi, MERITATISSIMI.

Da non perdere!