Recensioni - Teatro

Trento: “Diplomazia” con il Teatro dell’Elfo al Sociale

Intensa interpretazione di Elio de Capitani e Ferdinando Bruni

Per la stagione di prosa al Teatro Sociale di Trento, arriva “Diplomazia” di Cyril Gely nell’allestimento del Teatro dell’Elfo di Milano.

Interessante proposta questa dello stabile tridentino, che decide di ospitare un testo drammatico recente, magistralmente interpretato da due mattatori di lungo corso della scena italiana: Elio de Capitani e Ferdinando Bruni.

Fedele alla sua vocazione di Teatro d’arte contemporanea, l’Elfo di Milano affronta coraggiosamente “Diplomazia”, testo del 2011 del drammaturgo francese Cyril Gely, da cui è stato anche tratto nel 2014 l’omonimo film per la regia di Volker Schlöndorff. Vi si narra della drammatica notte dell’agosto del 1944 in cui si decisero le sorti della città di Parigi, che Adolf Hitler aveva dato ordine di radere al suolo. Tradotta da Monica Capuani e con la regia di Francesco Frongia e dello stesso Elio de Capitani, la pièce drammatizza il serrato dialogo fra il generale tedesco Dietrich von Choltitz, governatore di Parigi, e il console generale svedese Raoul Nordling, che riesce a convincere il generale ad arrendersi e a rinunciare alla distruzione della mitica “Ville Lumière”.

Si tratta di un confronto serrato, psicologico, umano; intriso di fatti biografici, ma capace di spaziare e allargarsi a temi universali, quali il dovere, la pace, la bellezza. Un gran pezzo di teatro quello di Gely, perché attraverso l’umanità dei personaggi, la loro drammatica contingenza, l’incalzare della guerra, i loro dubbi, si apre a spunti universali che toccano, allora come oggi, la nostra società. La storia diventa viva e palpitante sotto i nostri occhi, facendoci comprendere quanto gli avvenimenti storici siano condizionati dalle decisioni dei singoli e quanto furono allora controverse le scelte che a noi contemporanei, con il senno di poi, sembrano ovvie.

L’organizzazione militare, la necessità di obbedire agli ordini, l’etica personale, il coraggio di uscire dagli schemi, tutto questo emerge dal testo e pone lo spettatore di fronte ad interrogativi complessi e a riflessioni dilanianti. Niente morale spicciola o a buon mercato, ma la vera funzione del teatro in senso greco, portare a riflettere sui grandi temi della nostra società. Nessuna soluzione precotta o edulcorata, ma istanze etiche dilanianti a cui ognuno di noi, come spettatore, è chiamato a riflettere per dare le proprie soluzioni.

Sullo sfondo del racconto l’amore e l’ammirazione per la città di Parigi, espressione e archetipo della bellezza e della ineludibile necessità di trovare un sentire comune fra gli esseri umani, una nobile quanto inevitabile convivenza.

Inarrivabili Ferdinando Bruni e Elio de Capitani, ci regalano un’interpretazione asciutta, tesa, realistica, assolutamente credibile. Imprimono alla pièce un ritmo veloce quanto gli avvenimenti che li incalzano, senza mai perdere chiarezza e lucidità. Un’ora e mezza di spettacolo passa in un lampo, senza mai un cedimento, e questo è il magistero che ci regalano i due grandi attori. L’allestimento è sobrio, realistico, tradizionale e convincente. Il cast è ottimamente completato da Michele Radice, Alessandro Frigerio e Simon Waldvogel.

Applausi convinti per tutti a fine serata.

Raffaello Malesci (17 Dicembre 2021)