
Superlativa messa in scena dedicata al grande poeta portoghese
Arriva a Trento, dopo aver debuttato a Firenze nel 2024, “Pessoa – Since I’ve been me”, l’ultimo lavoro dell’artista visuale Robert Wilson, che ne cura regia, scene e luci. L’artista americano è coadiuvato dalla drammaturgia da Darryl Pinckney e per i costumi da Jacques Reynaud.
Wilson crea uno spettacolo magico, visuale, stagliato nei contrasti luminosi, calibrato su musiche e suoni avvolgenti, recitato in più lingue romanze, mimico, poliedrico, evocativo. Inutile girarci intorno, inutile cercare sfumature: si tratta di un piccolo grande capolavoro.
La cifra stilistica dell’artista americano è nota, ma si attaglia perfettamente all’immaginifica poesia di Fernando Pessoa e ai suoi personaggi immaginari, che Wilson mette in scena come altrettante maschere stilizzate, con musiche e movenze da slap stick comedy, ripetizioni anaforiche ossessive. Fernando Pessoa è un piccolo uomo che ricorda Charlot. Vive in un mondo fatto di gesti consueti, di ferrea routine quotidiana, un Immanuel Kant della poesia insomma. Da questo piccolo uomo dalla grande immaginazione promanano i suoi eteronimi dai nomi immaginifici, Alexander Search o Bernardo Soares o Vicente Guedes, ognuno con la propria voce, le proprie movenze, che sono veloci, parossistiche, iconiche.
Le lingue si assommano: italiano, francese, portoghese. Una koinè mediterranea che è parola, ma anche suono evocativo, epica vocale riprodotta dai bravissimi attori della compagnia. Gli elementi scenici sono simboli, silhouette stagliate nella mente luminosa del poeta: alberi, tavoli, animali, i pennoni di una nave.
Ogni scena è un mondo a sé, ogni poesia evoca atmosfere, racconta universi, addensa corpi e situazioni. Si moltiplica in un crescendo come nella magnetica scena del ristorante, oppure si scioglie nei fantastici rivoli di un sorriso beffardo o nel movimento calibrato che fende la luce, anima la presenza fisica, coagula l’anima che è carne e rivelazione spirituale.
Cos’è lo spettacolo di Wilson se non un Gesamtkunstwerk – un’opera d’arte totale – della contemporaneità? Tutto si amalgama ai massimi livelli: poesia, recitazione, movimento, luci e suono. Un teatro unico, un teatro da vedere.
Grandi attori provenienti da diversi paesi: Maria de Medeiros, Aline Belibi, Rodrigo Ferreira, Klaus Martini, Sofia Menci, Gianfranco Poddighe, Janaína Suaudeau. Bravissimi.
Il pubblico di Trento segue in un silenzio d’incanto e nel finale si scioglie in un lungo applauso, con molte chiamate per gli attori. Il critico è completamente d’accordo con gli spettatori e tutti escono riconciliati. Il teatro, fatto così, ha ancora senso per il nostro mondo.
Raffaello Malesci (Sabato 8 Febbraio 2025)