Un cluster di pregio che nonostante i bravi attori fatica a decollare
Nell’ambito della rassegna “Il Grande Teatro” 2019-2020 va in scena al Teatro Nuovo di Verona “Falstaff e il suo servo” di Nicola Fano e Antonio Calenda, una produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati e Teatro Stabile d’Abruzzo con regia di Antonio Calenda.
Falstaff, celebre personaggio shakespeariano, ridanciano, goffo e rubicondo, si contrappone al suo servo (un personaggio ideato dagli autori), raffinato, forbito e subdolo, in uno spettacolo che mette in scena le principali vicende che lo hanno visto protagonista nelle opere del Bardo (ossia “Le allegre comari di Windsor”, “Enrico IV” ed “Enrico V”).
Lo spettacolo si presenta allora come un susseguirsi di episodi, citazioni, allusioni di diverse opere shakespeariane e non solo, un cluster di pregio che però fatica a decollare. Coloro che non conoscono in modo approfondito le vicende seguono con difficoltà il percorso della narrazione, coloro che già padroneggiano la materia faticano a trovare nuovi stimoli.
Nonostante la bravura dei due protagonisti Franco Branciaroli, che caratterizza con abilità il buffo Falstaff, e Massimo De Francovich, che impersona con eleganza la serietà e la macchinazione del servo, lo spettacolo stenta a coinvolgere e a trovare una propria dimensione.
Ai costumi classici (di Laura Giannisi) si contrappone una scenografia (sempre di Laura Giannisi) spoglia, costituita da una pedana, pochi oggetti di scena e un grande cavallo di legno. Le luci (di Cesare Agoni) regalano piacevoli suggestioni grazie all’utilizzo dei controluce. Simpatica la scelta di far cantare e suonare dal vivo gli attori.
Il finale regala un ultimo, apprezzato, guizzo di freschezza; il pubblico risponde con applausi cortesi.