Recensioni - Teatro

Verona: Lo Cascio e Rubini tornano al grande romanzo con Dracula

Riuscita messa in scena del complesso testo di Bram Stoker.  

A Verona riprende al Teatro Nuovo la stagione del “Grande Teatro” con “Dracula”, messo in scena a cura del “Nuovo Teatro” e diretto da Sergio Rubini, che insieme a Carla Cavalluzzi cura anche la non semplice riduzione teatrale del romanzo di Bram Stoker.

Dracula, pubblicato dall’irlandese Bram Stoker nel 1897, è sostanzialmente un romanzo gotico, oggi si direbbe horror, che si inserisce nella fase finale della grande fortuna che ha avuto questo genere fra la fine del settecento e tutto l’ottocento. Si trattava generalmente di romanzi popolari, ambientati in luoghi esotici per l’Inghilterra – uno dei primi esempi è “Il castello di Otranto” del 1764 ovviamente ambientato in Italia – che facevano ampio ricorso al soprannaturale, al mistero e spesso anche al grandguignolesco. Basterà dire che al genere appartengono grandi titoli che hanno fatto la storia della letteratura fantastica di intrattenimento: “Frankenstein” di Mary Shelley, “Lo strano caso del Dott. Jekyll e Mr. Hyde” di Stevenson, ma anche i numerosi racconti dell’orrore di Edgar Allan Poe. Dracula è un romanzo epistolare, un capolavoro nel suo genere, insieme al “Fantasma dell’opera” di Gaston Leroux, anch’esso trattato in forma epistolare.

Si tratta certamente di un lavoro di non semplice riduzione teatrale, che però viene ben orchestrata da Sergio Rubini e da Carla Cavalluzzi. Gli autori mantengono tutti i punti salienti del romanzo e in parte anche i riferimenti alla forma epistolare con sapiente utilizzo di interpolazioni e flash back, creando un valido spettacolo che avvince e convince lo spettatore.

La regia, sempre di Sergio Rubini, ricalca la formula utilizzata per la messa in scena di “Delitto e castigo” di Dostoevskij, visto la stagione scorsa a Verona. Una scenografia scarna, a cura di Gregorio Botta, che si presta con sapienti giochi di luci a molteplici situazioni, un ritmo incalzante e un susseguirsi pregnante di scene in sequenza cinematografica, con l’ampio ausilio dei microfoni e di un efficace rumorista presente dal vivo in palcoscenico. Rubini riesce così, con in apparenza pochi elementi, ma con grande perizia tecnica e di messa in scena, a far vivere le molteplici situazioni del romanzo, imprimendo un buon ritmo. Gli effetti luce accurati, le atmosfere cupe e gli appropriati costumi ottocenteschi di Chiara Aversano fanno il resto. Rubini ricalca una formula consolidata, ma in questo caso, rispetto a “Delitto e Castigo”, non si va esente da qualche ripetitività e da alcune scelte troppo didascaliche o inappropriate, come l’improbabile parrucca bianca del protagonista o anche il macabro simulacro della testa mozzata di Dracula nel finale.

Affiatato e coeso il gruppo di attori, su cui spicca Luigi Lo Cascio, un Johnatan Harker appropriato e coinvolto che conduce il racconto dall’inizio alla fine con la giusta tensione. Sergio Rubini interpreta magistralmente il Dottor Van Helsing, delineando con perizia gli accenti dello stralunato scienziato dedito al paranormale. Completano il cast gli ottimi Lorenzo Lavia, Roberto Salemi, Geno Diana e Alice Bertini.

Buon successo a fine serata.

R. Malesci (28/01/20)