Recensioni - Teatro

Verona: non convince Aspettando Re Lear

Modesto adattamento della tragedia shakespeariana con la regia di Alessandro Preziosi

Alessandro Preziosi porta in scena al Teatro Romano di Verona “Aspettando Re Lear”, un adattamento del Re Lear di Shakespeare di cui è regista e protagonista. L’adattamento è di Tommaso Mattei. In scena troviamo le opere di Michelangelo Pistoletto.

In una quadratura nera si stagliano alcune opere di Michelangelo Pistoletto, tavoli, una porta, un letto, uno specchio. In questo ambiente astratto si dipana l’adattamento proposto di Re Lear. Da quanto si legge nel programma l’ispirazione dovrebbe essere novecentesca, in particolare si cita Aspettando Godot di Samuel Beckett. In realtà, con qualche interpolazione, la storia si dipana in modo convenzionale, seguendo grossomodo la traccia degli accadimenti shakespeariani. In scena cinque attori, che si alternano nei vari personaggi, troppi personaggi in bocca a troppo pochi attori per non ingenerare una certa confusione. Spiace farlo notare, ma chi fra gli spettatori non si è premunito di ripassare a casa difficilmente avrà capito qualche cosa.

Qui sta la pecca maggiore: il teatro non è un circolo culturale per lettori di Shakespeare, se la drammaturgia non rende uno spettacolo fruibile fa un cattivo servizio al teatro. Shakespeare scriveva per un pubblico in piedi in platea, che pagava il biglietto minimo e che non aveva nessuna preparazione culturale, eppure riusciva a intrattenerlo per tutto un pomeriggio, forse sarebbe il caso di non dimenticarsene.

Il ritmo è blando, entrate e uscite troppo lente, l’incedere del dramma uniforme, ripetitivo, spesso la recitazione è manierata, pomposa. Lo stesso testo in Inghilterra o in Germania sarebbe durato venti minuti di meno, ma si sa in Italia, si ritorna sempre sull’idea del “grande attore” che un po’ deve “annoiare”.

Affollata solo centralmente la platea, desolate le gradinate.

Più tardi nella notte veronese è arrivata una tempesta, ma del matto e di Lear neanche l’ombra, stiamo ancora “aspettando”.

Raffaello Malesci (Giovedì 20 Luglio 2023)