In scena il confronto serrato e inquieto di due grandi protagonisti dell’antifascismo italiano: Gaetano Salvemini e Don Luigi Sturzo. Protagonisti Luigi Diberti e Antonello Fassari
Mentre l’Europa e l’Italia sono paesaggio di scontro tra i nazifascisti e le forze alleate, nel salotto di una casa nella periferia di Brooklyn, a New York, due uomini, entrambi esuli, ingaggiano un serrato confronto politico, religioso, personale.
Sono il politico Gaetano Salvemini e Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, i protagonisti di Fuoriusciti, spettacolo scritto da Giovanni Grasso e diretto da Piero Maccarinelli che debutterà martedì 14 gennaio e sarà in scena fino a domenica 19 gennaio 2020 (alle ore 20.30; domenica ore 15.30) al Teatro Mina Mezzadri di Brescia (Contrada Santa Chiara, 50/a). A interpretare a far rivivere la poco conosciuta amicizia che legò due figure chiave dell’antifascismo italiano, due attori di grandissima esperienza e talento: Luigi Diberti e Antonello Fassari, rispettivamente nei ruoli di Salvemini e Sturzo; con loro sul palcoscenico, la straordinaria Guia Jelo che vestirà i panni della padrona di casa Sturzo.
Le musiche sono di Antonio Di Pofi, le luci di Cesare Agoni, che è anche direttore tecnico, i costumi di Mariella Visalli, Alessandro Gorgoni è aiuto regista e direttore di scena, Giacomo Brambilla è assistente alla direzione tecnica.
Brooklyn, New York, una giornata di primavera del 1944. Mentre in Italia e in Europa infuriano i combattimenti tra nazifascisti e Alleati, l’esule politico Gaetano Salvemini si reca a trovare don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, anche lui costretto a fuggire dall’Italia nel 1924 per evitare la rappresaglia fascista.
Sono due uomini già molto avanti negli anni, provati da un lungo e penoso esilio e da dure esperienze politiche e personali. Le persecuzioni subite e le amarezze vissute non ne hanno tuttavia fiaccato il coraggio né la volontà di continuare a lottare per assicurare all’Italia libertà e democrazia.
Salvemini ha un cruccio: teme che il suo amico sacerdote, nonostante i saldi convincimenti democratici e repubblicani, sia obbligato dal Vaticano a tornare in Italia per spendere il suo prestigio e la sua autorevolezza per cooperare con chi, a cominciare dagli Alleati, immagina, per il futuro dell’Italia, un “fascismo senza Mussolini” e il mantenimento della monarchia.
Questo argomento fa da detonatore a una serrata, franca e, a tratti, accesa discussione, che via via prende il largo, spaziando da temi contingenti – la guerra, la caduta del fascismo, l’arretratezza del Mezzogiorno, il ricordo degli amici caduti – a questioni più universali, come il legame tra politica e morale, la dialettica tra fede e coscienza, la compatibilità tra libertà e religione, fino ad affrontare questioni prettamente esistenziali: il dolore, la morte, il silenzio di Dio, l’aldilà.
Frutto di una accurata operazione filologica – Giovanni Grasso ha infatti utilizzato, per costruire i dialoghi, le parole originali di Sturzo e di Salvemini, tratte da loro lettere e testi – lo spettacolo, diretto da Piero Maccarinelli, permette di far rivivere sulla scena la sorprendente e poco conosciuta amicizia tra due protagonisti dell’antifascismo italiano in esilio.
Antonello Fassari interpreta l’austero sacerdote siciliano, ispirato da una fede incrollabile nella salvezza dell’umanità, mentre Luigi Diberti dà corpo e voce al passionale professore pugliese, che non nasconde la sua concezione razionalistica, agnostica e anticlericale, venata di profondo pessimismo. Guia Jelo impreziosisce la messa in scena con una spassosa interpretazione di Pina Bagnara, emigrata italo-americana e padrona di casa di Sturzo.
L’incontro-scontro tra due grandi italiani, divisi dalla visione del mondo ma accomunati da uno struggente amore per la libertà, consente di rievocare personalità, vicende e questioni storiche che sono state all’origine della nostra Costituzione repubblicana e, allo stesso tempo, di lanciare uno sguardo sul mondo di oggi, pervaso anch’esso da tensioni, fermenti e inquietudini che riguardano la politica, la democrazia, la convivenza e, in definitiva, il destino stesso dell’uomo.