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"Medea" con Romina Mondello - nell'ambito del 72° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza

 in programma  venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 ottobre

Ancora una prima nazionale - nell’ambito del 72° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, direzione artistica di Giancarlo Marinelli “Muoiono gli Dei che non sono cari ai giovani” - con la nuova edizione di “Medea” da Euripide, protagonista Romina Mondello, regia di Emilio Russo, spettacolo in programma  venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 ottobre, alle 21.00, una produzione Tieffe Teatro Milano. Il 72° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, direzione artistica di Giancarlo Marinelli, è promosso dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Accademia Olimpica, realizzato con il sostegno della Regione del Veneto.

Se “I classici sono la riserva del futuro” (Giuseppe Pontiggia), è probabilmente un viaggio di sola andata quello verso Medea, in cui il ritorno è tutto da decifrare, da confrontare. Eppure indietro si dovrà pur tornare, forse provando a guardare dentro e oltre quella luce accecante del sole, meta finale del carro alato di Medea - come si legge nelle note di regia. Questa nuova “Medea” - ancora una prima nazionale, dal testo originale di Euripide - è un progetto che vede come interprete principale Romina Mondello, giovane e talentuosa attrice, affiancata in scena da Alessandro Averone nel ruolo di Giasone, con Paolo Cosenza, Giovanni Longhin, Patricia Zanco e con Camilla Barbarito e Nicolas Errico; le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Daniele Gelsi, i movimenti coreografici di Monica Casadei, le musiche di Andrea Salvadori, le luci di Mario Loprevite, la regia di Emilio Russo, direttore artistico di Tieffe Teatro - Teatro Menotti, Milano.

 

Il tema della tragedia è fortissimo: Medea sceglie di uccidere i figli (è stata ingiustamente abbandonata dal marito Giasone, per una donna più giovane e più ricca, Glauce, la figlia di Creonte, re di Corinto, la città in cui si svolge il dramma), anche se la loro morte le provoca un immenso dolore. I sentimenti materni e la volontà di vendetta si combattono furiosamente nel suo animo. La sua sofferenza è evidente fin all’inizio del dramma: Medea è una straniera, ma il coro di donne di Corinto comprende la sua situazione e ritiene addirittura giusto che Medea voglia vendicarsi. L’atto di Medea è sconvolgente. Per allontanarlo, il mito cerca di sostenere che chi l’ha compiuto è Altro: un individuo diverso dalla “nostra” comunità, in cui queste cose non accadono e non possono accadere. Basta evitare di sposare donne straniere, dice Giasone, e si evitano tutti i problemi. Anzi, Medea non è nemmeno, per Giasone, una donna, ma una «leonessa» o un mostro marino. La tragedia è essenzialmente incentrata sugli uomini, lasciando da parte gli dèi, che non intervengono mai, tanto da spingere Giasone, verso la fine, ad inveire contro di loro accusandoli, ma senza risposta, di non aver impedito la triste sorte dei suoi figli.

Ma è lo stesso Euripide - come ci dice il regista - che dissemina tra le parole e le azioni della tragedia le tracce di un percorso che arriva sino a noi, distratti e corrotti dalla perdita di un orizzonte etico, ma ancora sensibili, nonostante tutto e malgrado noi stessi, alla ricerca del senso e della direzione di quella “cosa” che continuiamo a chiamare umanità. Dentro questo viaggio vive Medea, nella forza immutata e straordinaria della narrazione tragica, nella sua tensione drammatica e minacciosa, nel formidabile sviluppo dei conflitti interiori dei due protagonisti e tra i vari personaggi. Medea veste gli sguardi, i gesti, la voce di un’attrice di grazia, passione e talento come Romina Mondello, capace di tramutare intensità in essenzialità, di toccare la terra e guardare il cielo, di sedurre implicitamente ed esplicitamente uomini e dei per costruire un personaggio multidimensionale, che saprà essere fuori dagli schemi.