
A cimentarsi in questa sfida, Roberto Andò, intellettuale cresciuto nella scuola di Sciascia e regista che ha collaborato con Rosi, Fellini, Coppola.
Prosegue la Stagione 2021-2022 del Centro Teatrale Bresciano E ti vengo a cercare con lo spettacolo Piazza degli Eroi di Thomas Bernhard, diretto da Roberto Andò, con Renato Carpentieri, Imma Villa e Betti Pedrazzi sul palcoscenico insieme a un cast di bravissimi attori.
Lo spettacolo prodotto da Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Friuli-Venezia-Giulia, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale debutterà mercoledì 16 febbraio 2022 al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) e resterà in scena fino a domenica 20 gennaio (tutti i giorni alle 20:30; la domenica alle 15:30).
Piazza degli Eroi – l’ultimo testo teatrale di Thomas Bernhard, e uno dei suoi indiscussi capolavori – non è mai stato rappresentato in Italia. È Roberto Andò, intellettuale cresciuto alla scuola dell’amico e maestro Leonardo Sciascia e regista poliedrico di teatro e cinema, dove ha collaborato con Rosi, Fellini, Coppola, che affronta per primo questa sfida, grazie alla complicità di tre grandissimi artisti come Renato Carpentieri, Imma Villa e Betti Pedrazzi, sul palcoscenico insieme a Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone.
Vienna, marzo 1988. Ricorre un drammatico anniversario. Nel 1938, nella piazza che dà nome al testo, Hitler annunciò alla folla acclamante l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista. Il professor Schuster – un intellettuale ebreo tornato a Vienna cinquant’anni dopo quel tragico avvenimento che lo costrinse a fuggire - ritrova un paese incattivito, dove avanzano nuovamente l’odio e la barbarie. Non potendo sopportare la deriva che avverte inarrestabile, Schuster pone fine alla sua vita, precipitandosi da un edificio affacciato sulla Piazza degli Eroi.
Bernhard firma un implacabile e profetico atto di accusa contro l'ondata di intolleranza che sta rialzando la testa in Occidente, nel quale si ritrovano anche alcuni dei temi a lui più cari: l’incomunicabilità, la dissoluzione familiare, il rifugio nell’arte, l’inquietudine esistenziale.
L’Austria dipinta al vetriolo in questo provocatorio testamento spirituale è insieme un luogo concreto e una metafora: la piazza e le voci che si levano a turbare la mente sconvolta della vedova del suicida assomigliano alla piazza e alle voci che ovunque nell’Europa smarrita di ieri e di oggi invocano l’uomo forte, il “regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”.