Recensioni - Opera

“Riso alla Greca” per Latella con Le Nuvole di Aristofane

Stimolante proposta del teatro stabile dell’Umbria

Si avvia alla conclusione la stagione di prosa del Centro Teatrale Bresciano con uno spettacolo fuori dal comune di Antonio Latella: “Le Nuvole” di Aristofane.
Sappiamo che oggi non è semplice riproporre i testi del commediografo classico, ma Latella riesce a creare uno spettacolo interessante e innovativo, che gioca con i rimandi del testo per parlare al pubblico di oggi mescolando circo, teatro, canto e varie altre suggestioni.

 

Il testo originale parla di sofismi e di ingiustizie, di giovani da educare e di etica del giusto. Socrate viene vesso crudelmente alla berlina e diventa quasi un azzeccagarbugli, le nuvole rappresentano per Aristofane i falsi dei socratici che portano alla cattiva filosofia e alla vittoria del “Discorso peggiore” sul “Discorso migliore”. Oggi poco resta di tutto questo, ma Latella ha il coraggio di tenere il testo quasi per intero e di far giocare i suoi attori con tutte le loro capacità mimetiche e imitative, inserisce delle nuvole canterine, gioca con l’ambiguità sessuale, usa un pupazzo dal grande fallo per rappresentare Fidippide, gioca con il buio e la luce, fa dialogare gli attori con i pubblico, inserisce pezzi di cabaret e così via.

 

Ne deriva un certo tratto caotico, ma lo spettacolo raramente perde di interesse e di inventiva. Anche se poco si riesce a seguire la storia, non particolarmente pregnante neanche nell’originale greco, si ricevono sempre sollecitazioni interessanti come quando dall’alto calano una serie di scheletri bianchi in un palco assolutamente scarno con al centro soltanto un minuscolo teatrino.

I quattro attori, Marco Cacciola, Annibale Pavone, Maurizio Rippa e Massimiliano Speziani  - assolutamente splendidi- , si profondono in due ore di trovate e mascherate varie, seguendo e abbandonando il testo, qualche volta imitando, qualche volta leggendo, qualche volta cantando e ballando per trasformarsi nel finale in scimmie di kubrickiana memoria prima di ritornare uomini a salutare il pubblico.

Una sala affascinata ha seguito la rappresentazione compatta con poche defezioni di qualche purista. Applausi convinti e meritati nel finale.
 
Raffaello Malesci (13/03/10)