
Regia di Damiano Michieletto
Il regista Damiano Michieletto, regia ripresa in questa produzione da Andrea Bernad, ha pensato a un omaggio al grande maestro ambientando in questo luogo appunto le vicende di Falstaff.
Se è per omaggiare sia Verdi, sia i due fratelli Boito, uno architetto che ha progettato e seguito la costruzione della Casa di riposo per musicisti, l’altro compositore e grandissimo librettista per Verdi, ha avuto una bellissima idea. Ma questo con Falstaff non centra nulla. Un anziano cantante, ospite della casa di riposo, che aveva interpretato Falstaff sulle scene, viene incitato a ripetere la parte dagli altri ospiti. Qualcuno dice che lui sogna quello che è stato e che il sogno viene trasposto in realtà.
Va benissimo, ma almeno qualche cosa di troppo poteva venire evitata: faccio due esempi per tutti. Nel secondo atto il cesto dei panni sporchi compare, ma contiene un grandissimo lenzuolo che copre tutti i mobili della sala della casa di riposo. Falstaff viene ricoperto da questo lenzuolo: nel finale si alza in piedi e col lenzuolo in testa riceve da tutti i protagonisti secchiate di...grossi coriandoli blu luccicanti. Bellissimo l’effetto, ma Ford, Dottor Caius, Bardolo, Pistola e lo stesso Fenton, che era stato scacciato da Ford avendolo scoperto ad amoreggiare con la propria figlia Nannetta, non sapevano della burla. Corretto secondo il libretto sarebbe stato che loro arrivassero in scena e vedessero che tutti lanciavano secchiate a Falstaff.
Nel terzo atto come fanno Ford e il Dottor Caius a scoprire il travestimento di Nannetta se mentre viene ordita la burla, gli stessi non sono sul palcoscenico ma entrano dopo portando le piante che creeranno la foresta?
Detto questo, molto belli i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti che scandivano i momenti cruciali e il passare delle ore, così come le scene di Paolo Fantin, che ricordano un salotto di Casa Verdi a Milano.
Sempre bravo il coro dell’Opera Carlo Felice diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti, anche se poco impegnato in quest’opera. Eleganti le quattro ballerine del Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS.
Per la parte musicale comincio a parlare dei due gioielli di questa produzione: Fenton e Nannetta, rispettivamente Galeano Salas e Caterina Sala. Due giovani voci, adattissime al ruolo: entrambi hanno dimostrato una solidissima tecnica, perfezione nel loro canto e grande trasporto emotivo, che giustamente caratterizza i due innamorati. Veramente i migliori, non solo a mio modesto parere, ma per buona parte del pubblico.
Ambrogio Maestri è il Falstaff di riferimento: su lui c’è poco da dire che non sia già stato detto. Ha avuto delle emissioni non sempre perfette, ma forse fatte a riagion veduta, in quanto Falstaff sottolinea spesso le sue parole dandogli così maggior enfasi.
Ford era interpretato da Ernesto Petti, un giovane baritono che sta debuttando tantissimi ruoli. Bellissima voce e presenza, ignoro se per lui era il debutto come Ford. Perfetto nell’aria di Ford, un poco rigido nelle altre situazioni, forse deve maturare nel personaggio per poter trasmettere maggior emozione. Sicuramente ha una stupenda voce e anche ottima tecnica vocale.
Perfettamente nella parte e a loro agio sia scenicamente che vocalmente gli altri tre interpreti maschili, il dottor Caius di Blagoj Nacoski, Bardolfo di Oronzo D’Urso e Pistola di Luciano Leoni.
Veniamo alle altre tre comari: stupenda Mrs. Quickly di Sara Mingardo, una cantante della vecchia scuola, preparatissima vocalmente, perfettamente a suo agio nei suoi interventi. Molto attenta al tono della voce, il suo “Reverenza” ricorda quello della grandissima Fedora Barbieri.
Alice Ford era interpretata da Erika Grimaldi, altra grande artista, con moltissima esperienza che ha saputo mettere in evidenze le varie sfaccettature del personaggio. Molto seducente con Falstaff, altrettanto decisa nello sventare i piani del marito per maritare Nannetta con il dottor Caius. Chiude il quartetto Mrs Meg Page, interpretata da una eccellente Paola Gardina. In quartetto di donne ben assortito e decisamente di grande classe, come altrettanto di classe il sestetto di protagonisti maschili.
Capitano a volte delle serate, o meglio, dei pomeriggi no. È successo in parte al direttore d’orchestra Jordi Bernàcer. Soprattutto nel primo atto il palcoscenico gli scappava, l’orchestra era sempre in ritardo negli attacchi, soprattutto quelli di Falstaff. Nel secondo atto le cose sono decisamente migliorate per arrivare a una perfetta armonia nel terzo atto. La sua concertazione è stata molto attenta nel sottolineare le varie situazioni comiche e drammatiche, ha saputo cogliere le varie dimensione ed evidenziare la modernità della partitura, ben supportato dai musicisti dell’orchestra dell’Opera Carlo Felice.
Concludendo, sicuramente un bel pomeriggio di musica e di canto, dove tutti noi siamo stati avvolti dalla bellezza della musica di Verdi che ci ha ricordato di…non prenderci troppo sul serio!