
Riuscita messa in scena di un dittico inedito: Pagliacci di Leoncavallo e Von heute auf morgen di Arnold Schönberg
In conclusione della stagione operistica al Tiroler Landestheater di Innsbruck arriva una serata con due atti unici, con in comune un conflitto di coppia scatenato dalla gelosia. Si tratta della celeberrima e molto frequentata Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, eseguita per la prima volta a Milano nel 1892; e della prima opera dodecafonica di Arnold Schönberg “Von heute auf morgen” (Dall’oggi al domani), eseguita a Francoforte quarant’anni dopo nel 1930.
Spesso si cerca di variare il dittico classico dell’opera veristica, ovvero Cavalleria Rusticana e Pagliacci, con accostamenti inediti che non di rado sanno di casualità. A Innsbruck invece le due opere hanno la singolare caratteristica di rappresentare due versioni di una crisi di coppia: una ancora legata agli stilemi ottocenteschi e popolari; l’altra, pur di pochi decenni successiva, ormai pienamente moderna e attuale, non solo per la musica dodecafonica, ma anche l’analisi sottile e psicologica del rapporto di coppia.
In Pagliacci abbiamo una cruenta storia di amore e gelosia che termina in un doppio omicidio. Chiari rimandi a una letteratura di genere che occhieggia all’Europa mediterranea, inevitabile pensare a Verga, al primo Pirandello, ma anche ai drammi cruenti di Garcia Lorca come Nozze di Sangue. Di contro in “Von heute auf morgen” veniamo catapultati in un moderno teatro di conversazione di matrice mitteleuropea, che tratta le stesse tematiche ma in punta di dialogo, richiamando a tratti le commedie di Oscar Wilde, o le sofisticate conversazioni freudiane di Arthur Schnitzler. Antitetiche le soluzioni musicali: smaccato verismo, unito al colorismo della melodia italiana, per Leoncavallo; dodecafonia espressionista per uno Sprachgesang di pura conversazione in Schönberg.
Indubbiamente le due opere dialogano efficacemente fra loro, per contrasti e affinità. Mettono in scena entrambe una coppia in crisi, in versione tragica la prima, quasi in commedia la seconda. Sembrano passati secoli fra la radicalità sentimentale di Pagliacci e il duello in punta di fioretto fra marito e moglie in “Von heute auf morgen”, ma le problematiche di coppia sono infine le stesse.
Jasmina Hadžiahmetović cura efficacemente la regia di entrambe le opere e azzecca due spettacoli completi, chiari, ironici e ben organizzati. Al suo fianco Susanne Gschwender, scenografia, Aleksandra Kica, costumi, e Diana Merke alla drammaturgia.
Pagliacci è ambientata durante un matrimonio, i cui invitati poi assisteranno alla rappresentazione della compagnia girovaga. Un allestimento contemporaneo, ma rispettoso del libretto e con soluzioni coerenti e comprensibili. Il tutto si svolge in un salone con un palco sullo sfondo, in realtà viene utilizzato molto il proscenio e anche la sala. La prima parte si svolge fra tagli di torte, balli, stelle filanti e foto di gruppo, mentre poi si scopre che Silvio è addirittura il sacerdote del paese, aggiungendo scandalo alla relazione clandestina con Nedda. Tutti i cantanti sono preparati meticolosamente e risultano efficaci e a loro agio sia nel dramma quanto nella finta commedia delle maschere.
Per la seconda opera il palco, che era rimasto inutilizzato in Pagliacci, avanza a proscenio e l’interno borghese viene per così dire “messo in scena”, come fosse esso stesso una rappresentazione. La coppia dialoga con naturalezza. Quello che in Pagliacci declinava in tragedia: il desiderio di cambiamento, la gelosia, l’attrazione verso altri; qui diviene quasi commedia, esercizio di stile, punzecchiatura casalinghe, risvolto piscologico. È la donna nell’opera di Schönberg ad avere il coltello dalla parte del manico: è lei a sovvertire i cliché, a dare una lezione al marito. Precisa e rigorosa anche questa messa in scena, con il simpatico ritorno del riferimento alla lepre/coniglio, simbolo di fertilità e cupidigia sessuale, ma anche rimando alla tutt’altro che innocente fiaba di Lewis Carroll. Lepre, presente anche in Pagliacci, come elemento di divertimento durante il matrimonio e come pupazzo animato di cui si serve Tonio nella finta commedia.
Nella seconda opera la lepre (o è un coniglio? Qui la regista tende a confondere i piani), ritorna rafforzata nella simbologia: appare nel quadro sullo sfondo del salotto mentre il frigo della coppia borghese è fumante e stracolmo di carote. Nel finale poi, il figlio della coppia si rimette la maschera da lepre che avevamo visto nel primo atto e conclude stirando nel mentre la famiglia si domanda: “Cosa vuol dire essere persone moderne?”. Insomma “Von heute auf morgen” sembra scritta l’altro ieri, non cento anni fa.
Un accostamento riuscitissimo, che oltre a dare al pubblico un confronto fra due musiche diversissime, stimola la riflessione sia sociale che storica sull’evoluzione dei rapporti familiari e della condizione femminile.
Ottimi entrambi i cast, ben diretti da Gerrit Prießnitz, che sa esaltare con decise sciabolate orchestrali il colorismo verista di Leoncavallo, mentre è parimenti a suo agio anche con la difficile partitura dodecafonica di Schönberg.
In Pagliacci Marie Smolka interpreta una Nedda dai tratti di bambola, quasi un oggetto nelle mani del destino, a cui si ribella con grande efficacia scenica nel finale. Ottima cantante e grande attrice, riesce a convincere in un connubio coerente e sublime di versatilità scenica e vocale.
Al suo fianco Xavier Moreno è un Canio di svettante impostazione classica, domina la difficile parte senza problemi ed è appropriato scenicamente.
Subdolo e viscido il Tonio del baritono greco Aris Argiris. Forte di una bella voce, molto omogenea in tutti i registri, ha una buona presenza scenica e grande aderenza al personaggio.
Jacob Phillips è un Silvio di gran lusso. Voce tesa, sonora e ben impostata per il baritono inglese, che convince appieno come febbrile e combattuto innamorato, lacerato in questo caso anche dai dilemmi della fede. Discreto il Peppe di Jason Lee. Completano il cast: Junghwan Lee, Esewu Nobela, Julien Horbatuk, Stanislav Stambolov.
In “Von heute auf morgen” Mojca Erdmann è una moglie perfetta per il fisico del ruolo, dalla bella e precisa linea di canto, incarna con grazia e civetteria la perfetta moglie borghese. Al suo fianco Benjamin Chamandy è un marito di pregio sia scenico che vocale, riuscendo molto bene a dar vita alle frustrazioni maschili della coppia.
Completano il cast gli efficaci Anastasia Lerman e Jason Lee, insieme al bravo e simpatico Milo Jaindl nella piccola parte del figlioletto.
Buon successo nel finale per entrambe le opere.
Raffaello Malesci (Mercoledì 18 Giugno 2025)