Recensioni - Opera

A Parma e Lucca Le Willis di Giacomo Puccini

Una importante e sorprendente riscoperta

L’opera Le Willis è stata la prima scritta da Giacomo Puccini: con questa composizione il Maestro aveva partecipato al Concorso Sonzogno ed era stato escluso. Come aneddoto, possiamo ricordare la similitudine del destino tra Verdi e Puccini, il primo bocciato all’esame di ammissione al Conservatorio di Milano, che ora porta il suo nome, ed il secondo al Concorso. Ma Ricordi insistette per poter rappresentare l’opera: aveva intuito il genio di questo giovane ventiseienne.

Le Willis furono eseguite il 31 maggio 1884 e poi mai più rappresentate.

Infatti Ricordi volle che Puccini la allungasse, aggiungendo delle arie solistiche ed è diventata l’opera Le Villi, che attualmente conosciamo. Ma la vera forza dell’opera, il suo impatto, è nella prima edizione. Nella partitura originaria si possono trovare accordi che richiamano Verdi e Wagner, compositori di riferimento per i giovani musicisti del tempo. Non dimentichiamoci che fu la prima opera teatrale del compositore, che fino a quel momento aveva composto solo sinfonie. E l’orchestrazione di questo componimento è decisamente sinfonica.

Chi ha potuto assistere ad entrambe le esecuzioni, Parma e Lucca, ha potuto apprezzare la bellezza e la forza drammaturgica di questa composizione nella quale Puccini esprime già da subito, giovanissimo, la sua genialità. Nell’esecuzione ascoltata nel Festival Toscani di Parma, l‘opera è stata preceduta dal Concerto in Sol Maggiore per pianoforte ed orchestra di Ravel, magistralmente eseguito dal pianista Daniel Ciobanu, giovane talento vincitore di numerosi concorsi pianistici internazionali, che ha concesso un bis. Entrambe le esecuzioni de Le Willis hanno riscosso un unanime apprezzamento dal pubblico, con applausi scroscianti durante e alla fine dell’opera, tanto che il direttore, Omer Meir Wellber a Lucca ha concesso il bis della preghiera, unico pezzo in cui il coro e i tre solisti cantano assieme.

Ovviamente erano tutti debuttanti nel ruolo e nella orchestrazione. I solisti erano tre, un tenore, un baritono, un soprano, più il coro.

La Camerata Musicale di Parma, il cui maestro è Martino Faggiani, ha fornito una esecuzione perfetta, con puntuali interventi nell’interpretazione dei paesani e successivamente de le Villi.

Bravissima il soprano Selene Zanetti ad interpretare Anna, la ragazza tradita che muore disperata. Questa giovane artista si è perfezionata sotto la guida di Raina Kabaivanska: ha una dizione perfetta, un fraseggio spettacolare, il colore della sua voce è magico ed unico. Tecnicamente a suo agio sia nel registro acuto, che centrale, che basso, un vero talento da tener sotto osservazione… e da non perdere…

Degno di nota il tenore Kang Wang, interprete di Roberto, di origine australiano-cinese è figlio di cantanti. Ha una voce “italiana”, è stato un interprete perfettamente nel ruolo. Bravo veramente anch’esso. Anche lui ha contribuito al successo delle recite.

Il baritono Vladimir Stoyanov è uno dei migliori baritoni in carriera per linea di canto, appoggio del fiato, capacità scenica. In quest’opera il suo personaggio Guglielmo Gulf, il padre di Anna, ha un recitativo ed un’aria di una difficoltà estrema che lui ci porge con maestria. Tecnicamente sembra impossibile, ma l’ha cantata con sicurezza: è una aria di rara bellezza che lui ha reso divina. E che dire della sua presenza scenica, degli sguardi che volge alla figlia e a Roberto quando quest’ultimo, prima di partire, calpesta i gigli che la ragazza gli ha donato. È il baritono che inizia il canto dei solisti dell’opera e che la chiude con l’ultima frase musicale, come farà successivamente Leoncavallo nell’opera Pagliacci.

Il direttore Omer Meir Wellber ha saputo dare una carica alla musica tale che sembrava che le note uscissero dalla sua bacchetta. Ha diretto con slancio, ha accompagnato i cantanti nei passaggi difficili amalgamando benissimo il canto con la musica: la sua direzione è stata entusiasmante. Stupenda l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini: è formata da musicisti la cui bravura ed il suono emesso dai loro strumenti è da paragonare a quello di orchestre più blasonate.

Molto brava la ballerina Silvia Layla nella Danza dei giri Dervish che ha iniziato l’opera sulla sinfonia.

L’opera è stata data in forma semiscenica: bravo il regista Filippo Ferraresi che con Guido Buganza, con pochissimi elementi scenici, hanno saputo rendere il senso dell’opera. In scena un sofà coperto da un telo bianco: sopra vi erano appoggiati dei gigli, simbolo di purezza, che Anna regala al suo amato Roberto che poi li calpesterà nel partire. Nel finale, prima di morire, Roberto solleva il telo e compare uno scheletro. Interessante l’aver fatto partecipare all’azione una serie di donne e ragazze che portavano cartelli su cui erano raffigurate immagini di sante martiri. E per ultimo, molto ben studiato, le stesse ragazze interpretano Le Villi e recano delle lettere che formano delle frasi palindrome, tra cui “Anna”, e “E’ presa la serpe”: entrambe si leggono sia da destra che da sinistra.

Successo meritatissimo, speriamo di non dover aspettare ancora 138 anni per poter riascoltare questa interessante opera.