
Sugli scudi gli interpreti vocali, ottimamente diretti da Francesco Lanzillotta
Un grande successo di pubblico arride all’ultimo titolo della stagione lirica del Teatro Regio di Parma. Andrea Chénier di Umberto Giordano è infatti trascinato da un terzetto di voci eccezionale: Luca Salsi, Gregory Kunde e Saioa Hernández. A completare una magica serata, la vibrante direzione d’orchestra di Francesco Lanzillotta.
Nella lirica le voci contano, cantare sulla parola e saper stare sul palco altrettanto. A Parma il terzetto delle voci protagoniste assommava queste caratteristiche. Quanto basta per far scattare una grande serata, in cui la voce e il magnetismo degli interpreti cambia improvvisamente il livello di fruizione a cui siamo avvezzi.
L’allestimento, i costumi, la regia; tutto passa magicamente in secondo piano e sembra di essere ritornati a fine ottocento, quando, pare, bastavano le voci e quattro tele dipinte a fare dell’opera italiana l’intrattenimento cardine del secolo lungo. Questo è successo a Parma e, vi assicuro, capita raramente.
Poche parole per l’allestimento di Nicola Berloffa, il cui debutto risale al 2019, coadiuvato dalle scene di Justin Arienti, dai costumi di Edoardo Russo e ripreso per l’occasione da Florence Bas. Una messa in scena classica, ben organizzata, parsimoniosa nel trovare soluzioni che evitassero l’uso del balletto. Il tutto incentrato intorno ad un’incombente e onnipresente ghigliottina, con qualche bella trovata, in particolare quando si sceglie la strada dell’ironia.
Luca Salsi oggi è senza dubbio il Carlo Gérard di riferimento ed è stato premiato dal pubblico parmense con ovazioni infinite, in particolare dopo il bis completo del celebre “Nemico della Patria”. Voce piena, sonora, timbrata, calibrata sulla parola, accenti perfetti, si comprende ogni sillaba. Canta come se recitasse e recita come se fosse nato sul palco. Per indole poi le parti del villain sono le sue, in quanto riesce a raggiungere vette di perfetta credibilità anche nelle scene più concitate. Inarrivabile. Un diluvio di applausi per lui.
Gregory Kunde è un miracolo di longevità vocale. Il suo Andrea Chénier è una lezione vocale e interpretativa per ogni giovane collega. Smagliante negli acuti, Kunde inonda la cavea del Regio con sonorità timbrate e cristalline. Sa gestire magistralmente il suo strumento, piegandolo all’incalzare degli anni; riuscendo con una tecnica assoluta a regalare un personaggio vocalmente a fuoco e sempre calibrato, trasformando qualche sfocatura di passaggio in altrettante nuance espressive. Dal punto di vista scenico è molto lontano dal fisico del ruolo, ma l’intelligenza dell’interprete riesce con pochi gesti a catturare lo spettatore, tanto che il suo poeta ci ha ricordato il non più giovane Goethe che nel 1822 si innamora perdutamente della giovanissima Ulrike von Levetzow. Da quell’amore scaturirà la celeberrima Elegia di Marienbad, proprio la grande poesia che ci immaginiamo scaturire dalla penna di Chénier. Anche per Kunde applausi e consensi a non finire.
Saioa Hernández completa la serata con la sua Maddalena di Coigny appassionata e sensuale. Il soprano madrileno affronta di slancio il personaggio con uno strumento vocale turgido, ficcante, pieno; capace di passare dai soavi accenti fanciulleschi del primo atto, fino alle volute drammatiche e tragiche del finale. Imponente la sua interpretazione corrusca de “La Mamma Morta”, molto festeggiata dal pubblico.
Un'altra piccola grande lezione di canto e di presenza scenica è venuta dalla Madelon di Manuela Custer, che, nel suo breve intervento, ha incantato per vocalità ed emozionante e participata interpretazione scenica.
Professionale e appropriato tutto il resto del cast: Arlene Miatto Albeldas, Natalia Gavrilan, Andrea Pellegrini, Lorenzo Barbieri, Matteo Mancini, Enrico Casari, Anzor Pilia, Eugenio Maria Degiacomi.
Con queste voci Francesco Lanzillotta ha potuto spingere sul lato sinfonico della partitura di Umberto Giordano, ottenendo splendide sonorità dall’Orchestra Filarmonica Italiana. Il coro del Teatro Regio di Parma, diretto da Martino Faggiani, canta molto bene come suo solito; è un’istituzione che andrebbe preservata.
Lunghi minuti di frenetici applausi nel finale e ovazioni per i tre protagonisti.
Raffaello Malesci (Venerdì 9 Maggio 2025)