Recensioni - Opera

A Piacenza il Tamerlano (ovvero Bajazet) di Vivaldi

Equlibrio fra musica e scelte registiche

Dopo il debutto a Ravenna il Tamerlano di Antonio Vivaldi approda al Teatro Municipale di Piacenza. Quest’opera che Vivaldi compose nel 1711 segnò il suo ritorno a Venezia nel 1735

Il Tamerlano è un “pasticcio” ovvero è costituito da arie di altre opere sistemate in modo mirabile, arrangiate ed adattate alla vicenda. Le arie di Bajazet, Asteria e Idaspe provengono da opere dello stesso Vivaldi, quelle di Tamerlano, Irene e Andronico dal repertorio di autori napoletani.

Ma può un’opera del settecento essere moderna? In questa edizione la modernità sta nel aver saputo equilibrare la musica con le scelte registiche e nel fatto che la forza emozionale della musica barocca è senza tempo . E’ risaputo che all’inizio del melodramma i movimenti scenici erano minimali, i cantanti si muovevano pochissimo, impegnati in virtuosismi e nelle loro arie “di baule” ovvero nei loro cavalli di battaglia che cantavano in tutte le opere a cui partecipavano.

Il regista Stefano Monti , creatore anche dei costumi e delle scene, fa muovere poco i protagonisti che vengono accompagnati sul palco da ballerini che si muovono per loro. L’effetto della musica è amplificato da questi movimenti eseguiti al ritmo della musica, a volte meccanici, a volte dolci ma sempre pertinenti. Anche le scene molto semplici contribuiscono a rafforzare la musica e il canto dei protagonisti. D’effetto i contenuti video 3D di Cristina Ducci e le luci di Eva Bruno.

Vere opere d’arte, le sculture di Vincenzo Balena e la pittura su tela di Rinaldo Rinaldi e di Maria Grazia Cervetti. Molto bravi i danzatori della Dacru Dance Company, coinvolgenti le coreografie di Marisa Ragazzo e Omid Ighani.

Il Maestro Ottavio Dantone è il più autorevole esperto di musica barocca: in questa edizione del Tamerlano ha ricostruito alcune scritture musicali andate perdute, di cui erano pervenute solo le parole delle arie. Ha diretto al clavicembalo al par suo l’Orchestra Bizantina, composta da strumentisti eccelsi, massimi esecutori di questa musica suonata anche con strumenti dell’epoca.

Molto bravi i cantanti, alle prese con una partitura per niente facile. Infatti tre personaggi, che non possiamo definire protagonisti, Asteria, Irene e Andronico, hanno delle arie di difficoltà tecnica e vocale altissima. Filippo Mineccia era Tamerlano, il tiranno: eccezionale la sua interpretazione scenica e vocale. Bajazet era cantato da Bruno Taddia, che ha saputo trasmettere la rabbia di un padre che credeva di essere stato tradito dalla figlia, dallo sconfitto che ha però dignità e che preferisce morire piuttosto che sottostare al vincente. Molto convincenti Delphine Galou nel ruolo di Asteria, Federico Fiorio nel ruolo di Andronico, Shakèd Bar in quello di Irene e Giuseppina Bridelli come Idaspe.

Al termine calorosi, meritatissimi e prolungati applausi per tutti.

Consiglio agli appassionati di musica barocca di non perdersi questa opera e di verificare dove verrà ancora rappresentata, essendo una coproduzione del Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Municipale di Piacenza, teatro Valli di Reggio Emilia, Teatro Comunale Pavarottti-Freni di Modena e del Teatro del Giglio di Lucca.

Veramente una edizione da ricordare e un’altra operazione di cultura musicale fatti dai teatri di tradizione.