Recensioni - Opera

A Stoccarda intrigante pastiche barocco con La Fest

Il regista Eric Gauthier concepisce un originale spettacolo con un pot-pourri di arie, danze e cori

Alla Staatsoper di Stoccarda è andato in scena La Fest, spettacolo ideato nel 2023 dal regista Eric Gauthier, coadiuvato dalle scene di Susanne Geschwender e dai costumi di Gudrun Schretzmeler.

L’idea è quella di ricreare uno spettacolo originale intorno al pretesto della festa, che per tutta la lunga epoca barocca era il motivo principale per commissionare una nuova opera o una nuova composizione. Occasioni festive, matrimoni ed incoronazioni sono state per secoli il motore che ha acceso la nascita delle composizioni, per lo più approntate per una corte e per un nobile signore. Gli autori utilizzati sono svariati, da Johann Sebastian Bach, passando per Francesco Cavalli, John Dowland, Georg Frederich Händel, Lully, Rameau, fino ad arrivare ad Antonio Vivaldi, solo per citarne alcuni.

Lo spettacolo inizia con una sorta di introduzione / spiegazione da parte dello stesso regista. Un piccolo intrattenimento in cui vengono presentati gli interpreti: il direttore, l’orchestra, i cantanti e i ballerini. Non manca qualche spiegazione, una dimostrazione di respirazione e giochi di intrattenimento con il pubblico. Dopodiché parte lo spettacolo vero e proprio con l’orchestra sullo sfondo e un ampio spazio a proscenio deputato ad accogliere la festa. Il pretesto è abbastanza labile. Le arie, i cori e i balletti si susseguono fra finti banchetti, matrimoni, incoronazioni ed altre occasioni festive senza soluzione di continuità per tutto il primo atto. Lo spettacolo è indubbiamente piacevole e ben organizzato ma tende inevitabilmente a diventare ripetitivo una volta capita la formula.

Decisamente più interessante il secondo atto, in cui si affrontano tematiche più sottili come l’influenza del maligno o l’utilizzo di stupefacenti. In questo senso risulta geniale ed azzeccata la scena in cui tutti i cantanti, il coro e i ballerini si obnubilano leccando finti rospi fosforescenti, cosa assolutamente falsa per l’epoca, ma fake news intrigante e molto presente nei social.

Nel complesso lo spettacolo, che dura più di due ore, è azzeccato quanto inusuale, inanella trovate più o meno riuscite alternando musica, danza, canto e recitazione, con ricchi costumi e un’illuminotecnica varia ed accurata. È una festa della musica e per tale va presa. Non ci sono altri scopi o sovrastrutture come sottolinea più volte il regista, con appositi cartelli e sovra titoli.

Cantanti e ballerini dimostrano tutti un ottimo affiatamento e una professionalità eclettica. In particolare spiccano le due protagoniste: il soprano Claudia Muschio, dalla voce incisiva e sonora e il mezzo soprano Diana Haller, convincente ed eclettica. Si distingue anche Yuriy Mynenko, controtenore ben impostato e dalla simpatica recitazione. Completano la compagnia di canto: Natasha Te Rupe Wilson, Alberto Robert, Elliott Carlton Hines.

Gran lavoro anche per i ballerini impegnati sia nelle danze che come mimi: Bruna Andrade, Rosalia Pace, Sarah Kiesecker, Chiara Viscido, Simo Hüglin, Matthias Kass, Alessio Marchini, Jonathan Reimann.

Ottima la direzione di Benjamin Bayl a capo della Staatsorchester Stuttgart e del Staatsopernchor Stuttgart.

Una gioiosa serata di intrattenimento ispirata dalla musica barocca con molti applausi nel finale. Per chi lo desiderava c’era anche un dopo serata con dj-set e palloncini a go go.

Raffaello Malesci (Martedì 25 Marzo 2025)