Una serata da poker d’assi, anzi, da scala reale di musica e bel canto. E Verdi ascolta compiaciuto
Grande serata di musica il 6 luglio al Teatro Regio di Torino dove è andata in scena l’opera in forma concertante I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi.
Senza la regia la musica emerge in tutta la sua forza. Infatti gli occhi non sono distratti da gesti scenici belli o brutti, da scenografie congruenti o assurde e l’orecchio diventa il solo protagonista.
E se i cantanti sono stelle di prima grandezza, con voci che ascolteremmo sempre volentieri, ecco che la festa per i 50 anni dall’inaugurazione del teatro diventa una serata indimenticabile. Una serata da poker d’assi, anzi, da scala reale di musica e bel canto.
50 anni fa la riapertura del teatro avvenne proprio con questo capolavoro verdiano.
La regia la fece Maria Callas, unica sua regia, insieme a Di Stefano mentre i ruoli principali erano cantati da Licinio Montefusco - Monforte, Gianni Raimondi – Arrigo, Bonaldo Giaiotti – Procida, Raina Kabaivanska – Elena, direttore d’orchestra Fulvio Vernizzi.
Ma torniamo alla serata di gala del 6 luglio. Il direttore d’orchestra era il Maestro Riccardo Frizza, musicista di esperienza, una sicurezza averlo sul podio sia per i musicisti che per i cantanti. Ha saputo condurre l’orchestra con maestria e i musicisti hanno dato il meglio di loro stessi. Perfetto nei suoi interventi il coro diretto magistralmente dal maestro Ulisse Trabacchin.
Un cast di stelle, e le stelle non sono state a guardare, ma hanno cantato ed incantato. Nel cast c’erano due artisti in carriera da più di 25 anni, e due artisti più giovani ma di altrettanto valore.
La duchessa Elena era interpretata dal soprano Roberta Mantegna, voce calibrata, bel timbro, ha tracciato una duchessa riuscendo a trasferire nella voce tutte le sfumature da lei provate nelle varie situazioni. Una interpretazione veramente convincente, con applausi interminabili nella “Siciliana”, e non solo in quella.
Arrigo era il tenore Piero Pretti, voce importante nel calendario operistico, una delle più belle voci del suo registro. I suoi acuti erano lame taglienti, bravissimo nel fraseggio, potente negli interventi, anche per lui una serata speciale, con applausi lunghissimi dopo le sue arie.
Guido di Monforte era Vladimir Stoyanov, immenso artista che ha fatto venire la pelle d’oca, non solo a me, nel recitativo e aria di Monforte. Nell’aria “In braccio alle dovizie” è stato intimo, coinvolgente, delicato: è riuscito a trasmettere la dolcezza, l’immenso affetto che un padre prova per il figlio e sicuramente stava pensando al suo mentre la cantava. Linea di canto perfetta, acuti ben tenuti, note centrali calibrate e bassi da ricordare. Un’altra delle sue indimenticabili interpretazioni, sottolineate con ovazioni e lunghissimi applausi.
Ultimo, ma non ultimo, Procida interpretato da quel mostro sacro di Michele Pertusi, uno dei più bravi bassi al mondo. Anche lui ha una linea di canto perfetta, ha interpretato oltre che cantato dando tutte le sottolineature tonali a ogni frase e veicolando così la rabbia, l’angoscia, l’amore per la patria di questo personaggio. Pubblico in delirio per l’aria “O tu Palermo”, con applausi convinti e lunghissimi.
Bravi gli altri componenti del cast: Amin Ahangaran come il sire di Bethune, Emanuele Cordaro come il conte di Vaudemont, Irina Bogdanova come Ninetta, Francesco Pittari come Danieli, Paolo Antognetti come Tebaldo, Lodovico Filippo Ravizza come Roberto, Lulama Taifasi come Manfredo.
Concludendo, una serata che mi ricorderò per sempre per le emozioni che ho provato, per la gioia dell’ascolto, per la bellezza della musica e per sapere che il Maestro Verdi guardava da lassù compiaciuto.