Statica la messa in scena. Buona la compagnia di canto
Ha preso il via il Festival Puccini 2024 a Torre del Lago, con due rarità del maestro lucchese: Edgar, del 1889, nella versione primigenia in quattro atti e Le Willis, del 1883, con il titolo originale del manoscritto, successivamente sostituito in Le Villi.
Regia, scene e costumi sono di Pier Luigi Pizzi. Veterano del teatro d’opera, Pizzi non rinuncia al suo stile elegante e stilizzato e crea uno spettacolo compassato, con il coro per lo più immobile e i cantanti fermi a cantare verso il proscenio. La scena è affidata ad una parete led sullo sfondo che riproduce varie immagini a metà fra computer grafica e cartone animato: da un a sorta di Beginenhof di Amsterdam con tanto di albero in fiamme, a foreste, nuvole, stanze e così via. Le immagini di Matteo Letizi risultano scolastiche e sono utilizzate per descrivere l’ambiente, come le vecchie tele dipinte del teatro ottocentesco. Illustrativo anche tutto il resto, con quadri scenici sempre ben gestiti, ma per lo più statici.
Pier Luigi Pizzi insomma è attento al colpo d’occhio, all’eleganza dei costumi, alle pose dei mimi e del coro, ma la regia latita e si limita a organizzare entrate e uscite. La storia già di per sé sconclusionata di Edgar viene presentata come un concerto in costume. L’eleganza alla lunga diventa polverosa e la noia prevale.
Complice anche la concertazione di Massimo Zanetti, che stacca tempi molto lenti e appesantisce inutilmente la resa sonora, non riuscendo mai a far brillare l’orchestra.
Si difende bene la compagnia di canto con Lidia Fridman che convince come Fidelia, forte di una voce sonora e ben gestita in tutti i registri. Al suo fianco l’Edgar del tenore ucraino Vassilii Solodkyy non sfigura, proponendo una voce ben educata e sorvegliata ma decisamente generica nel fraseggio e nell’interpretazione.
Vittorio Prato convince su tutta la linea nei panni abbastanza ingrati di Frank, riuscendo a dare al personaggio le giuste sfaccettature, forte di una voce sicura e timbrata che ben si piega alle sottigliezze del fraseggio e del canto sulla parola.
Irruenta e volitiva la Tigrana del mezzosoprano georgiano Ketevan Kemoklidze. Dotata di uno strumento di indubbia forza e della giusta verve scenica, è stata molto penalizzata dalla regia e dalla direzione. Completa professionalmente il cast Luca Dall’Amico.
In coda a Edgar, già dopo mezzanotte, assistiamo all’atto unico Le Willis. Nessun cambiamento a livello registico, mentre Massimo Zanetti sembra in questa partitura trovare un brio più convincente.
Piccola Opera Ballo queste Willis, in cui spicca ancora una volta Lidia Fridman, degnamente affiancata da Vincenzo Costanzo, che convince in particolare per lo squillo nella pur breve parte. Giuseppe de Luca completa il cast in modo scolastico.
La direzione del ballo, ovviamente molto presente, è stata affidata a Gheorghe Iancu, che propone una coreografia classica, senza una vera originalità. Non è citato un corpo di ballo.
Serata dalla durata wagneriana che si conclude ben dopo l’una e che ha visto non poche defezioni dopo il termine della prima opera.
Applausi di cortesia per tutti.
Raffaello Malesci (Venerdì 12 Luglio 2024)