Recensioni - Opera

A Verona Tosca dei fuoriclasse: immensa Netrebko, superbo Eyvazov, assoluto Salsi

Serata indimenticabile all’Arena con le tre star della lirica

Tutta Italia celebra il centenario di Giacomo Puccini, ma all’Arena le celebrazioni hanno una marcia in più grazie ad una Tosca indimenticabile per il livello artistico e vocale dei tre interpreti principali e per la direzione sempre tesa ed efficace di Daniel Oren.

L’allestimento è quello di Hugo de Ana del 2015, ancora imponente ed suggestivo. Grande spettacolarità nel Te Deum e una sostanziale classicità nello svolgersi delle scene e nel seguire i dettami dell’accurato libretto pucciniano.

Le voci sono le protagoniste della serata, in primis per la potenza e il controllo. Tutti gli interpreti principali si sentivano distintamente nella grande cavea dell’Arena, come fossimo in un teatro al chiuso! Cosa questa che va sottolineata, perché spesso non è così. Chi conosce l’Arena lo sa.

Che dire ancora di Anna Netrebko? Inarrivabile. Si conferma la migliore Tosca in circolazione. Voce torrenziale, perfetta negli acuti svettanti e timbrati, capace di filati e crescendo eseguiti con una nonchalance che ha del miracoloso, note di petto impressionanti e passaggi immacolati. Poi interprete sopraffina, capace di cogliere le necessità sceniche di un grande anfiteatro con 12.000 spettatori, chiara nelle movenze, fulminante negli sguardi, femminile e credibile nei duetti d’amore, amara e disperata nel confronto con Scarpia. Un delirio di applausi per lei. Non serve aggiungere altro. Ad oggi Anna Netrebko è Tosca.

Al suo fianco un grandissimo Yusif Eyvazov, il tenore azero ha ormai raggiunto una maturità e una sicurezza interpretativa che ne faranno probabilmente il tenore lirico drammatico di riferimento nei prossimi anni. Eyvazov affronta la parte con spavalderia, volume immenso, colori e fraseggio corretti ed accattivanti, mezze voci e filati adamantini. Splendida interpretazione di “E lucean le stelle”, tutto giocato sul filo immacolato di una mezza voce che riempiva l’arena come fosse una sala da concerto. Un Cavaradossi da manuale, che al momento ha ben pochi rivali.

Assoluto, perfetto lo Scarpia di Luca Salsi. Sanguigno, tonitruante, luciferino. Capace di emergere nel finale del Te Deum con l’imponenza di un fuoriclasse. Sciabolate di voce nel secondo atto, ma anche grande musicalità, mezze voci sublimi e un fraseggio millimetrico, calibrato sulla parola scenica. Con Salsi anche all’Arena non si perde una sillaba e il personaggio è semplicemente perfetto: credibile, mobile, arrogante, perfido.

Non da meno i comprimari, selezionati con cura, che completavano una serata memorabile: Giulio Mastrototaro un sagrestano divertente, moderno e sorvegliato, Gabriele Sagona un Cesare Angelotti corretto. E poi Carlo Bosi, ormai degno erede di Piero de Palma, che regala uno Spoletta semplicemente perfetto. Nicolò Ceriani è un’altra inossidabile garanzia: superbo e preciso il suo Sciarrone. Per completare con il carceriere di gran lusso di Carlo Striuli e il pastorello applauditissimo della giovane Erika Zaha.

Daniel Oren dirige da par suo l’Orchestra dell’Arena, con tempi giusti, suoni nitidi e stagliati, una tensione drammatica e teatrale da manuale e un rapporto buca palcoscenico senza tentennamenti.

Arena esaurita e in visibilio, lunghissimi appalusi per tutti e ovazioni al calor bianco per Anna Netrebko.

Raffaello Malesci (Venerdì 2 Agosto 2024)