
Riuscito allestimento di Elektra di Richard Strauss con Lise Lindstrom convincente protagonista
Finalmente anche in Italia un allestimento di Elektra di Richard Strauss, opera di grande repertorio nei teatri di lingua tedesca, ma un capolavoro del novecento assai raro in Italia.
Il Teatro Filarmonico di Verona azzecca una messa in scena pienamente convincente, con una regia accurata e una buona compagnia di canto.
Yamal das Irmich, regista stabile della fondazione Arena, firma una regia attenta e ben calibrata. Traspone l’azione agli inizi del novecento, in una non meglio definita Repubblica di Weimar, dove, fra trasgressioni e travestitismi, si passa senza soluzione di continuità dalla dittatura di Agamennone, raffigurato come il cancelliere Bismarck in un quadro incombente, alla dittatura di Oreste, che riappare nel finale, dopo aver ucciso la madre e l’amante Egisto, in una divisa marrone che ricorda molto quella delle famigerate SA di Ernst Röhm
Il progetto è intrigante in sé, ma non privo di contraddizioni, in quanto proprio il periodo di interregno fra le due dittature coinciderebbe con quello della repubblica di Weimar, che storicamente fu caratterizzato da una spiccata libertà sessuale e da una costituzione democratica avanzatissima. Forse il progetto non si pone questo problema, ma si limita a sfruttare un’ambientazione funzionale a caratterizzare la corte corrotta di Egisto e Clitemnestra, zeppa di maghe e individui equivoci, dove Egisto è un tipo effemminato che appare in guêpière e giarrettiere. Altro riferimento interessante è all’arte di Otto Dix, uno degli artisti che saranno inseriti nel catalogo della Entartete Kunst dai nazionalsocialisti, con Clitemnestra che è la riproduzione esatta del celebre ritratto di Sylvia von Harden del 1926.
In sostanza, al netto di qualche forzatura, la messa in scena è chiara e funzionale, con un fondale a sipario veneziano che ricorda il cabaret e permette di aprire e chiudere la scena, mostrando efficacemente la corte di Clitemnestra e in controluce sia l’iniziale assassinio di Agamennone che la fine violenta di Egisto. Nel finale la rivoluzione, ovvero l’avvento della nuova dittatura di Oreste, spazza via i vecchi simboli di potere e appaiono manifesti e striscioni. Qui c’è qualche eccesso, un sovra strutturarsi di simboli e rimandi, ma resta un peccato veniale.
Ottimo nel complesso il cast selezionato con il soprano americano Lise Lindstrom che incarna la protagonista. Soprano di grande esperienza e fama internazionale la Lindstrom non delude, superando di slancio con voce imponente e sonora il fiume orchestrale della musica di Strauss. Di alto livello la sua performance sia vocalmente che scenicamente.
Al suo fianco la vivida Crisotemide di Soula Perassidis, che tiene vocalmente degnamente testa alla Lindstrom, riempiendo senza difficoltà l’ampia e dispersiva cavea del filarmonico. Anna Maria Chiuri è una Clitemnestra perfetta per vocalità e aderenza al personaggio. Ottimi anche l’Oreste di Thomas Tatzi e l’Egisto di Peter Tantsits.
Preparato e professionale il resto del cast, anche se nella prima scena le ancelle sono spesso state coperte dall’orchestra: Nicolò Donini, Anna Cimmarrusti, Veronica Marini, Leonardo Cortellazzi, Stefano Rinaldi Miliani, Raffaela Lintl, Lucia Cervoni, Marzia Marzo, Anna Werle, Francesca Maionchi, Manuela Cucuccio.
Michael Balke dirige con sicurezza e buon risultato l’Orchestra dell’Arena di Verona, sorprendentemente a suo agio in anche in questo repertorio.
Bel successo nel finale.
Raffaello Malesci (Mercoledì 19 Marzo 2025)