Recensioni - Opera

A Verona un Rigoletto di solido repertorio

Sostanzialmente classico lo spettacolo di Arnaud Bernard. Buona la compagnia di canto.

Prosegue la stagione lirica veronese al Teatro Filarmonico con un classico Rigoletto di Giuseppe Verdi. Viene riproposto lo spettacolo di Arnaud Bernard con le scene di Alessandro Camera già visto nel 2011 e nel 2016.

Uno spettacolo di repertorio insomma che la Fondazione Arena riprende abbastanza regolarmente seguendo una tradizione di riprese e di teatro di repertorio più mitteleuropea che italiana. Diciamo intanto che la scelta di riproporre Rigoletto ha pagato dal punto di vista dell’affluenza, il teatro infatti era decisamente più affollato del solito.

Lo spettacolo di Arnaud Bernard, ripreso da Yamal des Irmich, si conferma un valido prodotto soprattutto dal punto di vista scenografico. La storia infatti è ambientata in una specie di teatro anatomico sovrastato da una immensa biblioteca che si perde verso l’infinito. I costumi sono rinascimentali, ricchi e sontuosi.

Nel teatro anatomico Rigoletto viene esaminato dal duca all’inizio dell’opera, in seguito si passa ad esaminare un imponente “moro”, come si sarebbe detto nel rinascimento. Questa idea del “teatro delle meraviglie” o “degli orrori” si perde tuttavia nel prosieguo e la messa in scena naviga poi senza scossoni in una rassicurante classicità. Le scene di Alessandro Camera sono interessanti e permettono varie ambientazioni e diverse possibilità: dalle scene che si svolgono sul ballatoio che sovrasta il teatro anatomico, alla scala che ne discende, fino a presentare nel secondo atto una casa di Gilda elicoidale, di ispirazione raffaellesca e rinascimentale. Anche in questo caso la scala permette l’alternarsi di scene a vari livelli, creando sempre spunti per posizionare in modo vario i cantanti. Nella seconda parte del secondo atto, appaiono modellini di case e palazzi che rimandano poi a Vitruvio e Leon Battista Alberti.

Nell’atto finale una suggestiva barcaccia è piombata nella biblioteca ed è la casa di Sparafucile. Anche qui la scena permette soluzioni varie e appropriate. Al di là di questo, la regia segue una linea di consolidato naturalismo, seguito con impegno e in generale con appropriatezza scenica dagli interpreti.

Solida la compagnai di canto in cui spiccano il Rigoletto, ottimamente recitato e cantato da Luca Micheletti e lo Sparafucile tonitruante di Gianluca Buratto. Gilda era una corretta anche se un po’ scolastica Eleonora Bellocci, mentre Ivan Magrì dava un bello squillo al Duca di Mantova riscattandosi via via da qualche iniziale incertezza scenica. Corretta senza particolare smalto la Maddalena di Anastasia Boldyreva.

Francesco Omassini predilige le sonorità contrastate, ottenendo comunque un discreto equilibrio fra buca e palcoscenico.

Buon successo nel finale per tutti gli interpreti.

Raffaello Malesci (4 Marzo 2022)