Recensioni - Opera

ARIA PRECARIA: oltre le battute…

Con i comici Ale e Franz, il Teatro Nuovo fa il tutto esaurito

Due parole hanno invaso le locandine dello spettacolo Aria precaria nelle bacheche poste all’esterno del Teatro Nuovo: tutto esaurito!
Ale e Franz hanno attratto centinaia di spettatori a Verona nella prima delle loro tre serate inserite nella rassegna “Divertiamoci a Teatro” e non hanno affatto deluso le aspettative. Gli applausi e le risate del pubblico hanno creato un sottofondo continuo a tutti i loro sketch.
Moltissimi sono stati i temi toccati: la nascita, la solitudine, l’inesorabile passare del tempo che porta alla vecchiaia, il tradimento…
 

Il tutto inserito in una scenografia, opera di Elio Marchi, che era composta da pochi elementi essenziali, che cambiavano a seconda della gag, aggiungendo oggetti sempre stilizzati, introdotti attraverso una rotaia centrale al palcoscenico. L’unica componente fissa era una sorta di telo bianco rettangolare posto sul fondo nero, che inquadrava gli attori come se fossero in televisione.
Alcune scene, le più apprezzate, erano caratterizzate da un ritmo veloce ed incalzante, plasmate proprio intorno ai due attori comici: in una di queste Ale e Franz interpretano due neonati che  si parlano da una culla all’altra prendendo in giro dottori e parenti che li guardano al di là del vetro; in un’altra Ale interpreta un uomo disperato e solo, che cerca un po’ di conforto provando a chiamare il centralino “SOS solitudine”, ma viene continuamente messo in attesa; in un’altra ancora i due comici hanno riproposto il notissimo sketch della panchina, che prevede una serie di scambi di battute tra un signore che tranquillamente legge un giornale e un altro che si siede accanto a lui e lo disturba continuando a parlare…
Più incerte dal punto di vista comico invece altre scenette, che erano di più difficile comprensione e anche più estese come durata, cosa che ha fatto sembrare i dialoghi forzati e con alcune battute un po’ sadiche. In realtà l’intenzione era ben diversa e per capire tutto ciò si doveva partire dal titolo: “Aria precaria” sta infatti ad indicare l’atmosfera che ci circonda, colma di paradossi e stereotipi, contro cui gli autori hanno voluto scagliarsi in modo deciso, andando al di là della semplice battuta. Da qui nascono i due vecchi che giocano a carte, bevono vino e vivono, abbandonati a loro stessi, solo ricordando il loro passato; oppure la paura di dichiarare la propria omosessualità, in una società che non sa far altro che deridere o che ha paura delle diversità, dalla quale emergono egoismo e incapacità di saper ascoltare chi ha bisogno ma anche la necessità di vendetta per sentirsi appagati.
Lo spettacolo non va dunque letto solo ed esclusivamente come una serie di scenette grottesche e divertenti, ma anche come monito nei confronti di atteggiamenti e comportamenti che sembrano normali nella nostra realtà, ma che dovremmo percepire invece come altamente negativi. 
E’ proprio questo il valore che si è aggiunto alla bravura dei due comici televisivi, che, per la loro mimica e capacità di coinvolgimento, hanno ricevuto moltissimi consensi dall’intero pubblico del Teatro Nuovo.

Stefania Malesci (9 dicembre 2010)