Il capolavoro di Alvin Ailey danzato dai suoi studenti
Domenica 7 aprile la celebre compagnia americana di studenti fondata nel 1974 da Alvin Ailey si è esibita al Ponchielli di Cremona e nelle prossime tre settimane continuerà il tour in varie città del nord Italia. Il gruppo nacque con lo scopo di riunire i danzatori più talentuosi nella scia delle peculiarità dello stile di Alvin Ailey, il primo a dare carattere istituzionale alla danza fatta dai neri. Ecco perché ha un tantino sorpreso l’ammissione di ballerini bianchi.
I brani presentati sono stati molteplici ed organizzati in tre tempi: The External Knot in apertura, poi Doscongio, un estratto di Splendid Isolation II e Rusty, per chiudere infine con l’attesissimo Revelation.
I ragazzi sono stati tutti molto bravi e il primo pezzo presentato, The External Knot, ha messo in risalto le loro doti tecniche ed artistiche. In particolare il nuovo direttore della compagnia, Troy Powell che ha coreografato questo primo balletto, ha ideato dei bei momenti d’insieme e davvero riuscito è stato il passo a tre (con due uomini e una donna). Da poco alla guida della compagnia, Troy Powell riceve l’eredità artistica di Sylvia Waters che l’ha guidata dal 1974 al 2012 rendendola una delle compagnie di danza più famose degli Stati Uniti e includendo nel repertorio i contributi di Talley Beatty, Donald Byrd, Ulysses Dove, George W. Faison, Lar Lubovich, Judith Jamison e Robert Battle oltre che di altri coreografi emergenti.
Nel secondo tempo sono stati presentati due a soli, uno maschile Doscongio coreografato da Robert Moses e danzato da Gentry George e uno femminile un estratto di Splendid Isolation II coreografato da Jessica Lang ed interpretato da Tyler Brown. Entrambi questi pezzi hanno riscosso un buon successo tra il pubblico. Gentry George ha davvero tutte le caratteristiche fisiche e tecniche per diventare un fuoriclasse del repertorio di Alvin Ailey: bella presenza scenica, solida tecnica e carismatico senza essere eccessivo. Avvolta nella sua gonna bianca che occupava tutto il palcoscenico Tyler Brown sembrava una creatura soprannaturale e questa coreografia ideata da Jessica Lang è stata davvero l’unica in grado di reggere il confronto con Revelation.
Capolavoro su musica religiosa afroamericana, Revelations è stato presentato ridimensionato nell’organico (cinque coppie invece di nove) e questo è stato un vero peccato perché, seppur danzato in maniera eccellente, le scene di gruppo hanno perso l’impatto visivo e l’intensità del quadro d’insieme. Probabilmente nove coppie sarebbero state troppe per le dimensioni del palcoscenico, ma sette ci sarebbero senz’altro state senza problemi e dato che, tutto sommato si parla di studenti, sarebbe stata buona cosa dare un’opportunità in più ai ragazzi e appagare compiutamente anche l’occhio dello spettatore. Nonostante Revelations sia stato coreografato nel 1960, i gesti non hanno perso nulla della carica emotiva che esplora il dolore e la gioia dell’essere umano accompagnate da spiritual, sermoni cantati, gospel e holy blues.
Sonia Baccinelli
7 aprile 2013