Recensioni - Opera

Al PalaBrescia torna Corrado Guzzanti, con il suo Recital ricco di satira ed umorismo.

Sul palco anche Marco Marzocca e Caterina Guzzanti

Grandissima affluenza di un pubblico entusiasta che fin dalle prime battute partecipa con calore ed energia.
E, senza dubbio, l’inizio è forte: Porca p…! Porca t…! Giulio Tremonti in abiti settecenteschi ci accoglie con queste parole, seduto su una poltrona dorata, quale Ministro del Regno. Intervistato sulla situazione economica, non ha dubbi: ‘Se anche non ci fosse stata la crisi, vi avremmo fregati lo stesso!’  E’ solo il primo della ampia carrellata di personaggi che Corrado Guzzanti ci ha proposto ieri sera nel suo Recital.
 

Alle sue spalle un maxi schermo utilizzato non solo per riproporre quello che avviene sul palco, ma anche per ‘collegamenti’ esterni, come quello con Gianfranco Funari, direttamente dal Paradiso.
I personaggi si susseguono, il giornalista Gabriele La Porta con la sua giacca a frange,  i politici Fausto Bertinotti e Di Pietro,  intervallati dagli sketch con Marco Marzocca nelle vesti di padre Federico, l’amico dei giovani, intervistato dallo stesso Guzzanti, giornalista acido-demenziale.
Interviene anche una semi analfabeta Miss Italia, interpretata dalla bravissima Caterina Guzzanti che per verve e talento non ha nulla da invidiare ai suoi più famosi fratello Corrado e sorella Sabina.
Dopo l’intervallo di rito, ecco arrivare una vecchia conoscenza: è la sexyssima e stralunata  Vulvia,  perfetta presentatrice di Ri Educational Channel , con il suo parruccone biondo, i tacchi stratosferici  e la parlata, quella sì, da rieducare:  ‘Lo sapevate? Sapevatelo! Su Ri Educational Channel, il Canale dove ci lavoro io.’
E che dire di padre Florestano Pizarro, il cinico prelato del Vaticano, tanto cinico da essere ateo, fustigatore di costumi: la pena per Brunetta? ½ Padre nostro e ½ Ave Maria, ovviamente!
Torna Caterina Guzzanti nelle vesti di Maristella Gelmini che lasciato l’accento bresciano può finalmente abbandonarsi , nel raccontare le sue vicende da Ministro, all’uso della sua vera parlata, il Calabrese.
Insomma una girandola di situazioni e di personaggi vecchi e nuovi, di certo aggiornati agli ultimi accadimenti: la vena corrosiva ma non amara, accompagna tutto lo spettacolo, in fondo finché c’è satira c’è speranza. 
E in effetti  questa sembra essere l’unica possibilità nel mondo che Guzzanti ci dipinge,  dove l’assenza di un dio consolatore , e la presenza di  politici senza etica e prelati senza dio interessati esclusivamente al potere, la fanno da padrone. Basterà una risata per distruggerli?

Simona Carbonini 3 febbraio 2010