Recensioni - Opera

Ambiguità e violenza della Medea di Ronconi

Daniele Salvo e Franco Branciaroli riprendono il testo di Euripide nel celebre allestimento di 20 anni fa.

A distanza di 20 anni dal suo debutto la Medea di Euripide-Ronconi, ripresa dal Centro Teatrale Bresciano in coproduzione con il Piccolo Teatro e riallestita con abilità e scrupolo filologico da Daniele Salvo, sembra non risentire del tempo trascorso.

 

Lo spettacolo di  Ronconi infatti già 20 anni fa guardava avanti nella sua lettura in chiave politica ed ambigua. L’inizio è scandito da video che mostrano una natura selvaggia e degli interventi chirurgici, a sottolineare la cultura primordiale, bestiale della protagonista; video che si contrappongono a quelli che, nella seconda parte, rappresentano l’ordine e la perfetta scansione ritmica di una metropoli americana del XX secolo, ovvero la realtà di Corinto a cui Medea finge di assimilarsi prima dell’atto estremo.
Medea non è più la donna ferita assetata di vendetta o la protofemminista che si svincola dal dominio maschile. Medea è l’”altro” che, provenendo da una terra e da una cultura ancestrale, entra in contatto con una società ordinata ed apparentemente perfetta per minarla alla base, sterminandone le future generazioni. Per questo Medea può anche non essere una donna ed infatti, come allora, il ruolo è interpretato da Franco Branciaroli.  Questa ambiguità viene ripresa anche nella scena in cui Medea dona la fertilità ad Egeo, il quale viene fatto sedere su una poltrona da ginecologo ed alla fine, nonostante uomo, si ritrova letteralmente ingravidato.Contrariamente ad una certa tradizione che tende a rappresentare la tragedia greca in chiave statica e monolitica, in questo caso ci troviamo di fronte ad una regia moderna e dinamica, in cui la gestione degli attori, ma soprattutto del coro, sempre concretamente partecipe dell’azione, legge la vicenda in chiave contemporanea.

 

 

Molto bravo Daniele Salvo a recuperare nella recitazione il capillare lavoro sul testo tipico dello stile di Ronconi. Nulla della bella traduzione di Umberto Albini si perde e nulla viene lasciato al caso.
Franco Branciaroli fa ampio sfoggio della sua grande escursione vocale per trasmettere il dolore e la ferocia della maga della Colchide. Al suo fianco spiccano le prove di Antonio Zanoletti (Creonte), Alfonso Veneroso (Giasone) e Elena Polic Greco (Nutrice) 
Lo spettacolo procede e coinvolge fino al monologo del Nunzio recitato da Tommaso Cardarelli, a partire dal quale si ha la sensazione che la tensione si allenti ed il finale tenda un po’ a trascinarsi, perdendo quella vena innovativa che aveva caratterizzato la prima parte.

Medea rimane comunque uno spettacolo intenso, di grande potenza visiva ed emotiva che, in questa lettura, si dimostra forse ancora più attuale di quanto lo era al suo debutto.

Davide Cornacchione 9/4/2017