Recensioni - Opera

Amore e guerra nel nome di Gaber

Interessante riproposta del testo “Il caso di Alessandro e Maria” al teatro Nuovo con Luca Barbareschi e Chiara Noschese.

A poco più di un lustro dalla sua scomparsa, Giorgio Gaber può vantare un primato abbastanza singolare, ovvero quello di essere considerato a tutti gli effetti autore “di repertorio” del teatro italiano del ‘novecento. Basta infatti sfogliare i programmi delle recenti stagioni teatrali per rendersi conto che, oltre al Signor G., sono ben pochi i nomi di scrittori nostri connazionali che compaiono con regolarità (al momento mi vengono in mente solo Pirandello e Fo), mentre molti altri invece (penso ai vari Brusati, Brancati, Terron…..) a distanza di 40 – 50 anni sembrano già appartenere ad un capitolo chiuso del nostro percorso culturale.
Gaber, al contrario, sta godendo di una riscoperta da parte di vari attori e registi che scelgono di confrontarsi con i suoi testi, vincendo il tabù che, nel caso specifico, ha da sempre visto l’autore coincidere con il protagonista sulla scena. Non è sempre facile, infatti, immaginare il teatro di Gaber senza l’attore Gaber, soprattutto da parte di chi ha avuto modo di vederlo dal vivo in tempi relativamente recenti, tuttavia sono molti gli allestimenti che dimostrano quanto la sua scrittura possa essere attuale e universale e quindi reinterpretabile da altri.
Il nuovo allestimento de “Il caso di Alessandro e Maria”, approdato al Teatro Nuovo per la rassegna il Grande Teatro, appartiene sicuramente al novero delle sfide riuscite. Luca Barbareschi, nella duplice veste di regista e protagonista maschile, affiancato dalla brava Alessandra Noschese e dalla band di Marco Zurzolo, ha costruito uno spettacolo estremamente godibile e coinvolgente.
Alessandro e Maria sono due ex amanti che si ritrovano dopo alcuni anni e, rievocando il loro passato, iniziano un percorso di scavo nelle reciproche coscienze in cui il profondo affetto e la passione che li legano si trasformano in un gioco che alterna momenti di grande poesia ed introspezione a discussioni veementi, non prive a volte di quella ferocia che solo chi si è amato tanto  è in grado di manifestare. Il tutto però è sempre sapientemente tenuto sul filo della commedia grazie ad un’ironia sottile e disincantata che attraversa tutto il testo.
Barbareschi e la Noschese sono molto bravi a calarsi nei personaggi, dando prova di grande versatilità nel toccare tutti i registri di una tavolozza emotiva estremamente variegata, e passando con disinvoltura da un primo atto forse un po’ più sopra le righe ad una seconda parte in cui invece il copione richiede maggiore partecipazione.
I vari passaggi sono scanditi da alcune canzoni, eseguite dal vivo,  appartenenti al grande repertorio italiano, tra cui brani di Battisti, Endrigo, Mia Martini, ed è forse questo l’aspetto meno riuscito dello spettacolo. Si tratta infatti di canzoni bellissime, ma che spesso sembrano inserite un po’ a forza all’interno del testo. Sembra mancare sostanzialmente un collegamento “emotivo” che leghi la parte recitata a quella musicale, e che eviti di farli sembrare due aspetti giustapposti ma non veramente compenetrati l’uno nell’altro. Nulla da eccepire invece sull’aspetto interpretativo: i due attori si rivelano anche due validi cantanti (anche se “Almeno tu nell’universo” dimostra per l’ennesima volta di essere canzone veramente accessibile a pochi) ed impeccabile si rivela l’apporto musicale della band di marco Zurzolo.
L’accoglienza del pubblico per questo ultimo spettacolo della rassegna 2008/09 ha confermato gli entusiasmi riscontrati nel corso della stagione.
 
Davide Cornacchione  3 aprile 2009