Recensioni - Opera

Ancona: Il Barbiere di Siviglia

La stagione lirica anconetana si chiude con Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini

Lo spettacolo ideato nel 2005 è stato il battesimo operistico di Damiano Michieletto che curò le scene e la regia, oggi ripresa da Tommaso Franchin. Allestimento del Maggio Musicale Fiorentino, coproduzione Fondazione Teatro delle Muse e Fondazione Rete Lirica delle Marche.

Tutto rimane intatto, a cominciare dall'annuncio ferroviario e il vagone treno che si muove in maniera burrascosa durante le note della sinfonia. Le scene sono praticamente spoglie, ma bastano pochi elementi come la scala, le sedie, gli ombrelli, i palloni, a caratterizzare il tutto in un clima giocoso e frizzante (come dimostrano alcuni momenti tipo il lancio di cuscini durante il finale del primo atto o il violoncello usato anche come chitarra da Rosina nella lezione di musica). Senza tralasciare i costumi fantasiosi, eccentrici, vivaci di Carla Teti e le bellissime luci colorate di Alessandro Carletti.

Sul podio della FORM - Orchestra Filarmonica Marchigiana il maestro Jacopo Brusa. Una direzione precisa, con tempi rapidi, che mette in risalto le varie sezioni orchestrali, che segue attentamente le voci, ma anche di routine, senza grandi guizzi, forse penalizzata dell'acustica non eccelsa della sala che ha attutito più del solito la pasta sonora. Si è ben distinto il Coro del Teatro Ventidio Basso posizionato in buca e diretto dal maestro Pasquale Veleno. L'accompagnamento al fortepiano è stato eseguito da Francesco Manessi.

Figaro era l'ottimo baritono coreano Hae Kang. Una voce solida, pastosa, squillante, ben proiettata, con guizzo nei recitativi e nelle parti d'insieme più sillabate. Aggiungiamo una scintillante presenza scenica che si adatta benissimo al suo personaggio, oltre ad una dizione sempre nitida. Salutata con successo la celebre cavatina "Largo al factotum".

Di lusso la Rosina di Laura Verrecchia che ha sostituito l'indisposta Aleksandra Meteleva. La voce del mezzosoprano è ambrata, piena, robusta, lucente nel registro acuto, con un fraseggio variegato e sicurezza nei passaggi di agilità, come nella cavatina “Una voce poco fa”. Scenicamente esplosiva, energica, maliziosa, praticamente perfetta.

Pietro Adaini oramai è una garanzia nel repertorio rossiniano, come dimostra il suo Conte d'Almaviva. Il timbro limpido da tenore leggero viene sempre modulato con eleganza nelle colorature, negli accenti e nelle salite in acuto. Veramente spassoso il travestimento in Don Alonso nel secondo atto.

Notevole il Don Bartolo di Giuseppe Toia con una grande presenza scenica unita ad un gusto per la parola, sia nei recitativi che nelle due ariette. Altrettanto valido Eugenio Di Lieto, un Don Basilio strisciante come il vestito da serpente che indossa, dalla voce brunita, corposa e omogenea che risolve con facilità "La calunnia è un venticello". Graziosa la Berta di Melissa D’Ottavi, che canta con voce fluida e brillante l'aria "Il vecchiotto cerca moglie". Ben caratterizzato il Fiorello di Davide Chiodo, corretto l'ufficiale di Stefano Fagioli.

Teatro sold out e tantissimi applausi per tutto il cast, con vette per Kang e Verrecchia.

Prima della recita sul palco del Teatro, il tenore Fabio Armiliato ha donato alla Fondazione Muse un ritratto di Franco Corelli, realizzato da suo padre, il pittore Roberto Armiliato. Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il presidente della Fondazione Teatro delle Muse Andrea Zampini, l’Assessore alla Cultura del Comune di Ancona Marta Paraventi e il direttore artistico della Stagione Lirica di Ancona Vincenzo De Vivo, che anche in questa stagione ha confermato qualità nelle sue valide scelte.

Marco Sonaglia (Teatro Delle Muse-Ancona 7 dicembre 2025)