Un’altra produzione stupenda al Municipale di Piacenza
Assistere a questa coproduzione del Teatro Municipale di Piacenza è come assaggiare un dolce per noi nuovo. Al primo boccone può sembrare di non capire bene il gusto, ma a mano a mano che si va avanti nell’assaggio si apprezza tutta la dolcezza e la bontà del dolce, il gusto diventa più intenso e piacevole.
Questo è quanto è accaduto ieri a me mentre assistevo ad Anna Bolena di Donizetti: all’inizio, nel primo quadro, non ero completamente convinta ma poi, al proseguire dell’azione, le voci si sono rivelate splendide, e tutto è diventato un'altra perla da aggiungere alla collana di successi di questo teatro.
Sto frequentando il Teatro Municipale di Piacenza da parecchi anni, oltre la decina, e devo dire che non sono mai uscita delusa dopo uno spettacolo. Mi chiedo come mai un teatro di provincia come questo riesca farci ascoltare delle voci di altissimo livello mentre in altri teatri i nomi sono sempre quelli e il canto non è sempre all’altezza della fama del palcoscenico su cui stanno esibendosi. Bisogna essere grati a questi teatri che ci permettono di spaziare nell’universale mondo dell’opera ed ascoltare artisti purtroppo difficili da incontrare altrove.
Ma bando alle ciance, iniziamo a parlare di questa Anna Bolena che vedeva due soprani nelle parti principali: ed è stata una gara di bravura la loro. Infatti il teatro è letteralmente esploso nella scena della prigione quando Giovanna va a trovare Anna e le chiede di dichiararsi colpevole per aver salva la vita.
Invero gli applausi sono stati scroscianti per tutti gli interpreti.
Inizio dalla protagonista, Carmela Remigio nel ruolo del titolo: questo soprano ha classe da vendere, linea di canto curatissima, pronuncia perfetta tanto che si poteva evitare di leggere il libretto e ascoltarla. È stata insignita del prestigioso “Premio Abbiati” dall’Associazione Critici Musicali italiani, per “tecnica, musicalità, convincente gioco scenico che le permettono di fornire prove di indubbio valore, sostenute dall’adeguata conoscenza dello stile di ogni partitura”, direi che questo premio è davvero meritatissimo. Indimenticabile la sua invettiva contro l’ignota rivale e il finale, ma emozionante in ogni suo intervento.
Arianna Venditelli era Giovanna Seymour: come ho già accennato, anche lei degna di ogni lode. Ha una estensione vocale ampissima e un timbro musicale stupendo. Ha convinto e trascinato il pubblico accompagnandolo alla scoperta di questo personaggio, difficile da interpretare, pieno di sfaccettature che vanno dall’amore al pudore, dalla voglia del trono al rimorso. Coinvolgente nella preghiera ad Enrico perché salvi Anna Bolena: la sua è stata una grande interpretazione.
Simone Alberghini era Enrico VIII: nella sua carriera ha iniziato a cantare come basso poi è passato al registro baritonale. Nel ruolo del Re, un ruolo scritto per basso, non sempre si è trovato a suo agio ma ha saputo anche lui caratterizzare con opportune sottolineature vocali i sentimenti che agitavano l’animo del Re. Anche per lui applausi intensi e meritati.
Lord Rochefort era Luigi De Donato: anche lui pienamente nella parte, i suoi interventi sono stati apprezzati sia a livello vocale che scenico.
Ruzil Gatin era Lord Riccardo Percy: questo giovane tenore è stato una vera scoperta. Donizetti è difficile da cantare, ci vuole linea di canto e tecnica molto solida ed inoltre, nello specifico, questo ruolo ha una tessitura molto alta. Bravissimo e giovanissimo, classe 1987, ha entusiasmato il pubblico con la sicurezza del suo fraseggio, gli acuti ben tenuti e calibrati, la naturalezza vocale e la bravura scenica, sottolineata con calorosi applausi, con ovazioni alla sua comparsa sul palco alla fine dell’opera.
Paola Gardina era Smeton, un mezzosoprano molto interessante tra le voci giovani. Ci ha regalato una ottima interpretazione del paggio, molto brava nei suoi interventi ed applaudita nella sua aria.
Sir Hervey era Marcello Nardis, un musicista e cantante, che è stato molto convincente nell’interpretare il cattivo fido del Re, e si sfregava le mani come il cattivo di David Copperfield.
Il Maestro Diego Fasolis è un superbo musicista, specialista di musica barocca ma non solo. Dal 1998 fonda e dirige I Barrocchisti, ensemble con strumenti storici ed è molto attento alla musicalità dell’epoca della composizione che dirige. Ha fatto uno studio approfondito dello spartito di Donizetti ed è riuscito a dare il giusto colore al suono dell’Orchestra I Classicisti, nuovo nome de I Barocchisti. Ha eseguito una edizione integrale dell’opera con pochi tagli e molto rispetto per la partitura. L’overture è una pagina straordinaria dell’opera e come tutto il prosieguo, è stato eseguito con la massima professionalità e bravura. Caldissimi applausi per lui e l’orchestra.
Bravissimo il Coro Caudio Merulo di Reggio Emilia diretto dal Maestro Martino Faggiani: non è stato solo di contorno, ma ha partecipato con il suo canto compatto alle scene che lo vedevano protagonista.
Interessanti i costumi di Margherita Baldoni: la stilista ha privilegiato i tessuti usati nel 1500, pelli, pellicce, lane, e ha colorato le due rivali con tessuti di taglio moderno e di colori dell’epoca, sottolineando il declino di Anna con il colore verde, e l’ascesa di Giovanna con un abito rosso.
Le scene di Guido Buganza erano costruite su una piattaforma girevole che diventava al bisogno torre, stanza di Anna o di Giovanna, prigione, bosco. Gli spazi sono volutamente inquietanti in modo da sottolineare l’assenza di speranza che i protagonisti hanno nella vicenda rappresentata. Interessante il ritratto disegnato durante l’ouverture, dove due giovani artisti hanno delineato un viso dolente, a cui in seguito è stata aggiunta una lacrima.
Le luci di Alessandro Verazzi creano con poco il bello e sottolineano con la giusta intensità l’importanza dei protagonisti, i loro stati d’animo.
Concludendo, un’altra sfida vinta! E per chi non se la vuole perdere verrà rappresentata il 23 e il 25 prossimi a Modena.