Recensioni - Opera

Arena di Verona: in 14000 per la magistrale Aida di Anna Netrebko

Grande prova per il soprano russo, affiancata da un cast convincente. Ormai datato il ventennale allestimento di Zeffirelli.

Metti una sera d’estate all’Arena di Verona, una cavea praticamente esaurita e Anna Netrebko che interpreta Aida per una serata d’opera estiva praticamente perfetta. L’arena resta pur sempre un anfiteatro estivo, con tutti i suoi difetti di gigantismo, di disturbi e a tratti di atmosfera strapaesana, però, al netto di queste cose risapute, l’altra sera abbiamo assistito ad una grande Aida, interpretata dal tanto discusso soprano russo.

Anna Netrebko si conferma in forma smagliante e un’artista di classe superiore. Ella riesce negli ampi spazi dell’Arena, inserita in un allestimento turistico e ormai datato, ad essere sempre un gradino sopra gli altri. La consapevolezza vocale e scenica è nettamente superiore ai colleghi. Il magnetismo è indubbio, la capacità di recitare in modo convincente un dono tutto suo. A ciò si aggiunga una voce intatta, calibrata, svettante negli acuti, sonora nei suoni di petto perfettamente accentuati, precisa nell’intonazione e superba nei filati e nelle mezze voci. La miglior Aida sentita in Arena da anni insomma.

A corollario della diva un cast interessante, con voci adatte all’Arena che sanno ben adattarsi alle esigenze di una recita en plein air: cantanti di esperienza consapevoli di dover rinunciare a qualche finezza per farsi sentire. Qualche purista potrà storcere il naso, ma queste sono le giuste esigenze del luogo.

Al fianco di Anna Netrebko, Yusif Eyvazov delinea un convincente Radames, sicuro e spavaldo. Il cantante azero ha un timbro assai peculiare con una emissione sempre giocata sui suoni aperti, riesce però a padroneggiare la parte con maestria, dando il meglio di sé nei momenti più lirici con ottimi accenti, in particolare nel duetto finale.

Anna Maria Chiuri è stata una Amneris dalla voce piena e svettante, generosa nel rischiare qualche suono troppo aperto per mantenere volume e intellegibilità negli ampi spazi areniani. Sempre convincente e partecipe la sua recitazione. Meno in serata l’Amonasro di Ambrogio Maestri, che, forte di un volume tonitruante e di un accento sempre bellicoso, non è riuscito ad evitare qualche portamento di troppo nella salita al registro acuto.

Rafal Siwek delinea un Ramfis corretto, così come il Re diligente di Romano Dal Zovo. Professionali anche le parti di fianco: Francesco Pittari (Un Messaggero) e Francesca Maionchi (Sacerdotessa).

Marco Armiliato orchestra in modo corretto con alcune lentezze di troppo. Ricordiamo anche i primi ballerini, molto applauditi in particolare nella scena del trionfo: Ana Sophia Scheller, Alessandro Staiano e Elena Andreoudi.

L’allestimento ventennale di Franco Zeffirelli ha purtroppo fatto il suo tempo e si conferma uno dei più scontati del regista fiorentino all’Arena. L’immobilità presepiale delle scene di massa, il colorismo da parco dei divertimenti dei costumi, la scenografia fumettistica e le coreografie al limite della parodia fanno rimpiangere persino la vetusta Aida del 1913. Altre sarebbero le regie areniane di Zeffirelli da riproporre (Butterfly in primis). Di questa Aida non si sentiva la mancanza.

Grandi applausi per tutti dal numeroso e accaldato pubblico in una delle serate più afose dell’estate veronese 2022.

Raffaello Malesci (16 Luglio 2022)