Recensioni - Opera

Attila: videogame in musica

Originale e visionario allestimento dell'opera verdiana a Busseto

Pur appartenendo al periodo non proprio ispiratissimo dei cosiddetti "anni di galera", Attila è un titolo che, a partire dalla sua riscoperta, avvenuta a metà del secolo scorso,  ha goduto di una discreta frequentazione nei teatri italiani ed internazionali, complice l'interesse mostrato da alcuni illustri direttori. Basti citare ad esempio Riccardo Muti che, la scorsa primavera, ha scelto proprio Attila per il suo debutto sul palcoscenico del Metropolitan di New York.

Composto l'anno precedente a Macbeth, che al contrario può rientrare a pieno titolo tra i capolavori giovanili del musicista bussetano, Attila è partitura sanguigna, in cui lo stile irruento del primo Verdi non si è ancora completamente smussato. Tuttavia sono presenti  momenti in cui lo stile compositivo mostra un progressivo affinamento, e questo si nota soprattutto nelle pagine di spiccata matrice sinfonica, quali ad esempio il preludio o la scena dell'alba.
Ecco perché questo titolo, anziché le solite esecuzioni di routine, meriterebbe invece quelle attenzioni che nel nuovo allestimento presentato a Busseto in occasione  del Festival Verdi gli sono state giustamente dedicate.
Primo motivo di interesse di questa nuova produzione è stata la presenza sul podio del giovane Andrea Battistoni, che già avevamo avuto modo di apprezzare in una recente Bohéme a Verona, e che qui, alla testa dei sempre eccellenti complessi del Teatro Regio di Parma, tra i migliori esecutori in assoluto della musica del loro conterraneo, ha fornito una prova di notevole interesse.
Il direttore ventiquattrenne ha saputo imprimere il giusto ritmo alla narrazione, che non ha mai manifestato rallentamenti o indugi, pur concedendosi momenti di scavo e di approfondimento della partitura, peraltro eseguita integralmente, con tutti i da capo delle cabalette e a memoria.
Complice della riuscita anche l'ottimo cast vocale, anche questo in buona parte costituito da giovani, che poteva vantare il solido Attila di Giovan Batista Parodi, dalla voce imponente ma di grande musicalità e l'ottimo Foresto di Roberto de Biasio, tenore dall'emissione sicura e dalla facile ascesa agli acuti, ma allo stesso tempo grande fraseggiatore.
Convincente anche Maria Agresta, nel non facile ruolo di Odabella, di cui è riuscita a superare indenne tutte le asperità, introducendo anche alcune variazioni nelle cabalette, mentre leggermente appannato, più dal punto di vista interpretativo che vocale, è parso l'Ezio di Sebastian Catana. Appropriati Cristiano Cremonini (Uldino) e Ziyan Afteh (Leone). Impeccabile il coro preparato da Martino Faggiani.
Curioso invece si è rivelato l'aspetto visivo che, basandosi quasi esclusivamente su proiezioni realizzate al computer da Alfredo Troisi, ha trasformato le vicende di Attila in una sorta di videogioco in 3 dimensioni. Le immagini, spesso suggestive, forse soffrivano però di un eccesso di movimento. Le troppe "carrellate" a volte distraevano e non sempre risultavano indispensabili.
Decisamente in linea anche i costumi di Carlo Savi, che mescolavano fogge barbariche e trucchi che strizzavano l'occhio al fantascientifico, trasferendo la vicenda in una tribalità senza tempo, a metà strada tra Mad Max e Avatar, mentre la regia di Carlo Maestrini cercava di sfruttare al meglio gli angusti spazi del teatro di Busseto.
Spettacolo inusuale quindi ma di totale coerenza, che il pubblico ha mostrato di apprezzare molto, proprio per la sua originalità, tributando al termine applausi convinti a tutti ed in particolare al promettente Battistoni.

Davide Cornacchione 27 ottobre 2010