Recensioni - Opera

BRESCIA: Un commovente tuffo nella Milano d'altri tempi

Piero Mazzarella. 58 anni di teatro, una voce roca, a volte senza fiato, che però canticchia in maniera molto chiara; un fisico ap...

Piero Mazzarella. 58 anni di teatro, una voce roca, a volte senza fiato, che però canticchia in maniera molto chiara; un fisico appesantito, che però saltella e cammina agile sulla pedana rotante. Un attore senza trucchi ne veli che racconta e fa vivere: il portinaio brontolone che ama i gatti, la matrona del bordello del quartiere, il borghese rigido in famiglia ma cliente fisso del bordello, la compagnia dei sordomuti che giocano a carte, l’ubriaco del quartiere, il pensionato gentile che riesce a trovare due battute per far sorridere la giovane disperata, che dorme su una panchina, dalla strada ormai segnata verso una vita nel bordello e ancora, la donna a servizio nel bordello che canta sempre mentre pulisce e riordina e tanti altri. Il tutto percorrendo le strade di un quartiere, il palazzo signorile, la chiesa, la piazza, il mercato, il bordello, il vicolo buio, il giardino del bordello, il fiume di una cittadina lombarda ammantata di nebbia, in uno scorrere di immagini in bianco e nero in un epoca che pressente l’avvicinarsi di un’altra guerra, quando le ferite della prima in realtà bruciano ancora, e non è chiaro dove il mondo vuole andare e cosa ne resterà ai giovani.
Difficile pensare ad un altro interprete per mettere in scena questa sceneggiatura cinematografica per un film mai realizzato. Lui, e i pochi oggetti che via via giungono sulla pedana rotante rendono il progetto curato da Dante Isella con la regia di Giuseppina Carutti, un vero film che scorre davanti agli occhi dello spettatore come se camminasse per le vie di questa cittadina in un’atmosfera ovattata dalla nebbia che ben conoscono gli abitanti della lombardia.
E quando questa atmosfera si rompe per le luci di sala che si accendono ti rimane la sensazione di essere tornato indietro nel tempo e pensi: “peccato! È finito”. Amo il teatro che ti porta con se nella storia che racconta, amo il teatro che totalizza la tua attenzione, che ti trascina in una perenne sospensione del momento in attesa di ciò che accadrà o verrà detto subito dopo, quegli spettacoli che ti fanno venire voglia di urlare, mentre applaudi, “Grazie!” a chi ti ha tenuto con se per quelle due ore, ed io ringrazio.

Valeria Bisoni 18/11/2003