Torna al teatro Santa Chiara lo spettacolo tratto dal testo di Trakl realizzato dai fratelli Lievi al Teatro dell’acqua negli anni ‘80
A distanza di oltre trent'anni dal suo debutto il Centro Teatrale Bresciano ha riproposto l'allestimento del Barbablù di Georg Trakl che i fratelli Lievi realizzarono nel 1984 al Teatro dell’acqua di Gargnano e che li fece conoscere alla ribalta internazionale, dopo essere stato presentato alla Biennale Teatro di Venezia.
Lo spettacolo ripropone il medesimo impianto scenico ideato da Daniele Lievi, di cui cade quest'anno il ventennale della scomparsa, all'interno del quale il fratello Cesare ha fatto rivivere il progetto originale.
Il teatro Santa Chiara è stato ancora una volta trasformato in una "scatola nera" in cui pubblico ed attori sono separati solo da un piccolo diaframma che, variando continuamente le dimensioni del boccascena, illustra i vari episodi del racconto. E' questa infatti la principale innovazione di questa forma di rappresentazione elaborata dai fratelli Lievi: una macchina-teatro all'interno della quale la vicenda si dipana più grazie alle immagini che alla parola, al punto che gli attori vengono trasformati in marionette, come peraltro era l'intenzione originaria di Trakl, e diventano funzionali all'insieme.
Il risultato è uno spettacolo dal grandissimo impatto visivo, complici anche le impeccabili luci di Gigi Saccomandi, in cui ogni immagine è un quadro cesellato nei minimi dettagli, ed in cui il commento è spesso lasciato ad una raffinata selezione musicale che ha in Mahler e Schubert i compositori di riferimento.
I continui cambi di scena hanno costretto gli attori a trasformarsi anche in tecnici, in un continuo gioco di incastro che, nonostante la sua complessità, ha funzionato in modo impeccabile.
Le poche battute presenti nel testo sono state recitate in maniera estremamente distaccata ed impersonale: un elegante ed un po’ algido formalismo cancellavano qualsiasi coinvolgimento emotivo. Una scelta registica portata avanti con estrema coerenza che però ha impedito al pubblico di entrare in empatia con quanto accadeva sulla scena, lasciandolo sempre la sensazione di osservare la vicenda dall’esterno.
Corrette e funzionali le prove di Emanuele Carucci Viterbi, Maria Alberta Navello, Cecilia Campani, Jacopo Crovella, Marco Cupellari, Ermelinda Pansini.
Tutte le repliche, compresa quella cui abbiamo assistito, hanno fatto registrare il tutto esaurito, segnale che, in tempi di profonda crisi culturale, non deve lasciare indifferenti. Ed infatti da parte della direzione artistica del CTB è stata espressa l’intenzione di far diventare questo uno spettacolo di repertorio, da riproporre anche nelle prossime stagioni sia in Italia che all’estero. Una scelta coraggiosa e controtendenza che dimostra come ancora vi siano realtà culturali che reagiscono e preferiscono investire anziché chiudersi in se stesse.
Davide Cornacchione 18 dicembre 2010