Recensioni - Opera

Bari: Aida al Teatro Petruzzelli

Edizione classica con una buona compagnia di canto

Questa nuova produzione del Teatro Petruzzelli sarà da ricordare e i fortunati che erano presenti, non la scorderanno facilmente per la bellezza dell’edizione, sia musicale che registica e scenica. Il regista Mariano Bauduin ha voluto sottolineare come l’Egitto fu riscoperto grazie ai francesi, per cui sul sipario compare la “N” napoleonica. 

Napoleone iniziò la campagna d’Egitto nel 1798 e la terminò nel 1801. Grazie a questa campagna si iniziarono a fare gli scavi nella Valle dei Templi e si conobbe la storia dell’Egitto. Durante la campagna fu rinvenuta una stele scritta in Geroglifico, Democrito e Greco. La Stele di Rosetta è una lastra di basalto grigio, alta 118 cm. e larga 76, spessa 27 centimetri e dal peso circa 760 chilogrammi, scoperta il 15 luglio 1799 dalle truppe di Napoleone Bonaparte mentre scavavano a Rosetta, vicino al Nilo, un fossato intorno a una fortezza.

E proprio grazie alla comparazione tra queste tre lingue il giovane archeologo Francese Jean-François Champollion (1790-1832) , nel 1822 riuscì a decifrare la lingua egizia e dare un significato fonetico ai segni. Personalmente vorrei aggiungere una mia riflessione, riguardo al parallelismo tra campagna napoleonica e guerra egiziana-etiope: ogni guerra porta distruzione, sia che sia combattuta con spade e bastoni, con arco e frecce o con i fucili e i cannoni, con gli aerei e le bombe, riflessione attualissima, purtroppo…

I costumi di Marianna Carbone soddisfano l’idea registica: infatti sono egiziani tranne quello del Messaggero che porta la notizia dell’invasione dell’Egitto da parte degli Etiopi: lui è in abiti francesi. Le scene sono di Pier Paolo Bisleri che ha unito le due storie, fondendole nella scelta degli elementi scenografici.  Per esempio, i mobili sono un misto tra francese ed egiziano, mentre la scalinata usata dal Re egiziano, dai sacerdoti, che diventa la tomba di Radames è di fattura egizia.

Sul fondale compare un quadro di una battaglia napoleonica. Le luci sono di Gianni Pollini , molto ben equilibrate.

Mentre la musica inizia, due ballerini danzano l’amore tra Iside e Osiride, e questa danza viene proiettata sul tulle nero: di grand’effetto. Aida non è un’opera che parla di guerra, di baccano come si esegue purtroppo moltissime volte, con troppi a mio parere, direttori che la relegano come musica bandistica. Aida è un’opera intimistica per almeno due motivi: in primis, è una storia d’amore tra due persone nate in popoli differenti, preludio della storia di Romeo e Giulietta. La guerra è una scusa, il contorno, una situazione che i due amanti sono costretti a subire. Seconda, la forza della preghiera sottolineata da Verdi.

La scena del tempio, se eseguita come Verdi l’ha scritta e come il Maestro Renato Palumbo ha fatto, ti fa capire il significato che ha la preghiera in Verdi, dove, sia in quest’opera come in altre, ha saputo racchiudere nelle note brividi, emozioni, fede. Ascoltare questa esecuzione mi ha portato a pregare insieme alle sacerdotesse, mi ha fatto dimenticare il presente e cogliere l’ineffabilità dell’essenza delle parole di una prece che sgorga dal cuore.

E il direttore, Maestro Palumbo ha saputo estrarre dalle note l’essenza. Il suono dell’orchestra del Teatro Petruzzelli era limpidissimo, dolcissimo a sottolineare l’amore e fremente nelle situazioni di lotta non solo tra gli eserciti, ma anche fra i protagonisti. Il coro del teatro, diretto dal Maestro Fabrizio Cassi è stato all’altezza, sempre preciso negli interventi, una sola voce che pregava, che gridava “Guerra”, che chiedeva pietà.

Il cast è stato scelto con cura, anzi, entrambi i cast sono stati scelti con cura. Infatti entrambi eseguono magnificamente questa musica divina con un canto ed una interpretazione sempre all’altezza. Ho assistito alla recita del 5 marzo con il primo cast ma la generale cantata dal secondo cast ha emozionato i presenti. La protagonista, Aida, è stata interpretata dal soprano americano Leah Crocetto. Ha sentito molto la parte, si è immedesimata in questa donna innamorata e divisa tra amor di patria e amore per un nemico del suo popolo, ma non del suo cuore. Preciso il fraseggio, dolcissimo e melodioso il canto, disperato nel dover ubbidire al padre, sereno nel finale. Molto brava, sicuramente una interpretazione degna di nota.

Radames era interpretato dal tenore Roberto Aronica, che conosciamo benissimo e sappiamo capace di prestazioni importanti. Radames è un condottiero, un eroe, un guerriero, che però ama e ha pietà del popolo vinto. Sceglie l’amore alla guerra, scelta difficile e coraggiosa. Roberto Aronica ci ha donato la sua classe e bravura, emozionandoci mentre pieno di fervore canta “Se quel guerriero io fossi”, facendoci percepire il suo turbamento nel duetto con Amneris, dando un senso alla sua esistenza nella scena finale: intensa interpretazione , da rivedere per chi potrà farlo..

Il baritono Vladimir Stoyanov affrontava un doppio debutto: infatti debuttava il ruolo del Re Etiope Amonasro e al Teatro Petruzzelli. L’accoglienza del pubblico, che ha sottolineato la sua recita con scroscianti applausi, la dice tutta su come sono andati entrambi i debutti!!!  Bellissimo il trucco e il suo costume di scena, con accessori che sottolineavano la sua figura di guerriero, anche se in incognito… Emozionante la sua prova, con sottolineature vocali delle frasi maggiormente significative che scuotevano chi assisteva. Per fare un esempio, il “Muori” rivolto ad Amneris ha fatto venire un brivido nelle schiena e ha gelato il sangue anche al pubblico.  Amonasro è uno dei padri verdiani che mancava al baritono, padre molto simile alla figura del Conte di Walter. Entrambi preferiscono il potere al bene dei figli, sono disposti a sacrificarli pur di consolidarlo. E’ vero che il ruolo è piccolo, ma è importante allo svolgersi dell’azione e comunque, non per questo, va considerato secondario e quindi cantato ..come viene. Il baritono bulgaro non canta mai.. come viene… qualsiasi sia il ruolo che sta portando in scena. E’ stato un debutto degno di essere sottolineato in quanto era da memore tempo che questo ruolo non era interpretato con tal sicurezza, intensità, coinvolgimento emotivo.

 La figlia del Farone , Amneris, è stata interpretata dal mezzosoprano Carmen Topciu mezzosoprano, nata in Romania: è stata all’altezza della parte e ha cesellato questa donna gelosa ed innamorata con qualità sia vocale che scenica. Ramfis era il basso Abramo Rosalen , bella voce e sicuramente abile nell’interpretare il Capo dei Sacerdoti, possente nell’incitare il popolo alla guerra ed implacabile con il condottiero traditore.  Degni di nota anche il Re d’Egitto di Romano Dal Zovo , il Messaggero del tenore Saverio Fiore che giocava in casa essendo nativo di Bari, il mezzosoprano Nikolina Janeska che interpretava la Sacerdotessa.

Insomma, un’Aida eseguita come Verdi comanda, da prendere da esempio per produzioni musicali future.